La realtà dei numeri è impietosa. Ogni anno viene sprecato in Europa quasi il 50% di cibo commestibile. Tutto questo avviene nelle case, nei supermercati, nei ristoranti e lungo tutta quella che viene chiamata la catena di approvvigionamento alimentare. Di fronte a questo spreco ci sono 79 milioni di europei che vivono al di sotto della soglia di povertà e ben 16 milioni di persone che dipendono dagli aiuti alimentari. E’ una realtà ben conosciuta che istituzioni come la Fondazione Banco Alimentare Onlus ha affrontato da tempo, ormai da oltre venti anni.
Con una relazione, l’europarlamentare socialista Salvatore Caronna ha richiamato questa incredibile realtà e ha proposto che si faccia nel 2013 una iniziativa di “anno contro lo spreco”. E’ confortante che questa proposta sia stata approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento europeo e che si sia superato, su un simile problema, qualsiasi divisione di carattere politico e ideologico. La dimostrazione è il sostegno incondizionato che ha dato l’eurodeputato Mario Mauro che fa parte del gruppo dei “popolari”. E’ difficile che, dati i passaggi necessari, Parlamento, Commissione, Consiglio, l’iniziativa verrà approvata per il 2013. Più realisticamente si dovrà andare al 2014. Ma questo non toglie il valore della proposta.



Marco Lucchini, direttore del Banco Alimentare, la commenta favorevolmente. Che cosa ne pensa?

Credo che questo sia un riconoscimento a quanto è stato fatto da tempo, in tutti questi anni da istituzioni, da privati, da quelli come noi che venivano quasi presi per “dei sognatori” o degli “utopisti” quando cominciammo a costituire il Banco Alimentare e poi a indire le giornate della Colletta Alimentare. Questo è il fatto più positivo. Quando si parlava di spreco e di recupero del cibo non eravamo fuori dalla realtà.



Questo riconoscimento ha un significato: la lotta allo spreco e il recupero per il cibo.

Certamente. Ma va detto subito che questo problema non deve avere una sorta di valenza moralistica. E’ vero che si possono discutere gli stili di vita, ma il problema a questo punto diventerebbe più ampio. Credo che con questa proposta non si voglia affatto, e non si deve, sollevare una sorta di campagna scandalistica. Innazitutto viene detto che il cibo è un bene che non può essere regolato dalla domanda e dall’offerta del mercato. Anche se non arriva o non resta sul mercato, il cibo resta un bene che bisogna rispettare e che può essere utilizzato per aiutare chi questo bene non ce l’ha. Poi bisogna sempre fare delle proposte positive, bisogna agire per recuperare e aiutare. Lo scandalismo e il moralismo non servono in circostanze come queste.



Ritiene che sia stato un fatto importante questa presa di posizione a livello europeo? Che cosa può realizzare concretamente?

Ripeto che questo è un riconoscimento importante. Prima ancora che si formasse l’Europa più ampia, quella con alcuni Paesi dell’Est, ci si muoveva già per recuperare beni alimentari e aiutare le persone bisognose anche in alcuni di quei Paesi. In questo caso, le persone, i popoli sono arrivati prima delle forme istituzionali. Il che non significa che questo sia un ritardo voluto. E’ solo una constatazione, che prende atto di tempi reali più rapidi dei tempi formali, che sono necessari, ma inevitabilmente più lenti. Per quanto riguarda gli aspetti concreti, questo riconoscimento spingerà fare iniziative ulteriori, a coinvolgere ancora di più le istituzioni, a mobilitare maggiormente le persone.

In fondo sarebbe una ripetizione a livello europeo di quello che è già avvenuto nei singoli Paesi? 

E’ vero. All’inizio, quando si partì con il Banco Alimentare c’era disinteresse e qualche volta diffidenza. Poi, quando questa realtà si è sviluppata, sono state le stesse istituzioni, a vario livello, a intervenire. E’ successo questo in Italia, ma guardando la storia delle “Food bank” americane si ripete sempre lo stesso canovaccio. E poi c’è questa incredibile forza della carità che riesce a inventare sempre strumenti nuovi, nuove iniziative per recuperare il cibo, per dare solidarietà a chi ha bisogno. Credo che con una dichiarazione di “un anno contro lo spreco”, tutto questo si ripeterà. E’ in fondo, la storia che personalmente ho vissuto, spesso con stupore, in tutti questi anni. 

(Gianluigi Da Rold)