Giorgio Panariello, in una intervista per la rivista Vanity Fair, ricorda il fratello Franco morto lo scorso 26 dicembre per overdose di eroina. Un episodio drammatico, che ha investito suo malgrado il noto attore e comico televisivo che nell’intervista riflette sul problema di quanti fanno consumo di eroina. Chi inizia a bucarsi, dice nell’intervista che sarà in edicola domani, e non smette, può fare una sola fine, cioè morire. Franco Panariello, fratello del famoso attore, è stato trovato cadavere un una aiuola di Viareggio la notte di Santo Stefano, ucciso dall’eroina. Panariello nella sua intervista dice anche che dell’eroina si è smesso di discutere, ma è sempre un problema presente. Quindi insiste sul fatto che i figli vanno seguiti in modo responsabile, amati e non lasciati soli. E qui Giorgio Panariello fa riferimento al fatto personale vissuto da lui e dal fratello: la madre li abbandonò entrambi subito dopo la nascita e il padre non si fece mai conoscere. Lui, Giorgio, venne affidato ai nonni materni mentre il fratello Franco venne messo in un istituto dove visse fino a 12 anni di età, periodo che evidentemente lo segnò per sempre. Nell’intervista Panariello dice che non era al corrente del fatto che il fratello fosse tornato a fare uso di eroina: “So bene, però, che un drogato può anche essere fisicamente a posto, ma se non lo è psicologicamente, in maniera assoluta e definitiva, è tutto inutile: sarà sempre a rischio”. Franco Panariello era uscito dalla comunità di San Patrignano nel 2006 dopo avervi trascorso sei anni. Quindi era entrato nella comunità di don Mazzi dove era rimasto fino al Natale del 2010. “Adesso pensavo fosse a posto, ma evidentemente dentro aveva ancora una scintilla che non si era spenta. Il 26 sera è tornata fuori la sua debolezza, e gli è stata fatale. Non si muore solo di overdose: se presa dopo tanto tempo, uccide anche una piccola quantità” dice Panariello. Infatti l’autopsia conferma che Franco Panariello aveva deciso di farsi un buco proprio quella sera dopo essere rimato pulito per parecchio tempo. Giorgio aveva conosciuto il fratello solo quando i due erano circa dodicenni.



I nonni materni infatti avevano adottato solo lui perché avevano già cinque figli e non potevano permettersene altri due. Per Giorgio Panariello, tutti i problemi del fratello sono nati in quel periodo vissuto nell’istituto: io sono stato fortunato, conclude, lui sfortunatissimo.

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