La Costa Crociere potrebbe essere chiamata in causa come corresponsabile o responsabile ultima del naufragio del Concordia. E’ quanto si viene a sapere dopo che gli avvocati difensori di Francesco Schettino, commendante dell’imbarcazione, hanno depositato una memoria difensiva. Memoria difensiva che viene ripresa in un certo modo anche dalle autorità indaganti sul caso, in quanto la compagnia viene definita responsabile della scelta dei suoi comandanti e quindi in ultima analisi di aver scelto un comandante non all’altezza come Schettino (“Il datore di lavoro è garante e responsabile, occorre spingere lo sguardo sulle scelte fatte dall’armatore”). Ma non solo. Secondo quanto depositato nella memoria difensiva si parla di guasti strutturali e problemi tecnici dell’imbarcazione che hanno impedito una regolare condotta di salvataggio. Inoltre si adombra la possibilità che la Costa abbia chiesto a Schettino di ritardare l’allarme così come del fatto che la compagnia fosse perfettamente al corrente e autorizzasse la pratica degli inchini come forma di pubblicità. Roberto Ferrarini responsabile dell’unità di crisi della Costa verrà adesso convocato per essere sentito dal procuratore: la sera del naufragio era a colloquio con Schettino e dovrà chiarire come mai venne ritardata l’evacuazione della nave dopo che si era stabilito che non era più governabile. Non finisce qui: problemi con le scialuppe che non si riescono a utilizzare, la scarsa preparazione del personale di bordo, ordini contrastanti da parte degli ufficiali. Insomma un quadro dove le responsabilità dell’intera compagnia di navigazione avrebbero un ruolo non certo di secondo piano, anzi. Schettino avrebbe di fatto condiviso la sua impreparazione e le sue responsabilità con la compagnia la quale era ben al corrente di quanto stava accadendo e perché stava accadendo. Responsabilità e colpe condivise dunque, che se confermate non getteranno certo una buona luce su una compagnia che si rivelerebbe inaffidabile per i suoi passeggeri. “La confusione che c’è stata rivela un’incredibile trascuratezza nell’applicazione delle norme di sicurezza. Invece questo settore va organizzato prima con esercitazioni e simulazioni, e l’emergenza gestita dopo” ha detto il procuratore.



Dal punto di vista delle operazioni di recupero, mentre si segnala un allarme perdita carburante, si sottolinea come l’imbarcazione non sia a rischio inabissamento, ma saldamente appoggiata sul fondale. Ciò permeterebbe di continuare le operazioni di recupero delle vittime, intanto salite a quindici dopo il ritrovamento del corpo della donna di Biella. Mancano ancora una ventina di dispersi all’appello.

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