Sul corpo di Yara Gambirasio le batterie e la scheda Sim, ma nessuna traccia del suo telefono cellulare. Quello con cui alle 18 e 49 di quel 26 novembre 2010 mandò il suo ultimo sms a un’amica, rispondendo “ok” alla sua richiesta di appuntamento per una gara di ginnastica che si teneva la domenica successiva. Il cellulare se l’è tenuto l’assassino portandoselo via o gettandolo chissà dove. Ritrovarlo avrebbe potuto fornire uno spunto assai importante per delle indagini che in oltre un anno non hanno portato a nulla. L’Eco di Bergamo oggi propone sul suo sito una approfondita analisi di questo particolare delle indagini: non è stato mai individuato il codice Imei, viene scritto, del telefonino per cui potrebbe anche essere che l’assassino lo abbia utilizzato. Con il codice Imei e incrociando i dati si potrebbe risalire alla persona che oggi lo potrebbe usare tramite nuova scheda telefonica.  Ma il ritrovamento del cellulare non è mai stato messo come motivo di indagine, e sarebbe solo un nuovo punto trascurato dei molti in una indagine, quella sugli assassini di Yara Gambirasio, assai contestata da esperti del settore. Recentemente, le indagini sul caso di Yara Gambirasio hanno fatto registrare uno scontro tra gli avvocati della famiglia Gambirasio e il pm di Bergamo che conduce le indagini. Quest’ultimo infatti si sarebbe rifiutato di far prendere visione al legale gli atti dell’indagine, sostenendo che il segreto istruttorio vale per tutti, avvocati compresi. Il legale ha protestato dicendo che un fatto del genere nel corso della sua carriera non si fosse mai registrato. Un impedimento a una attività, la sua, che vuole aiutare a far luce sul caso. Stessa sorte ha avuto un esperto tecnico della famiglia Gambirasio, ex tenente dei Ris di Parma che ha lavorato anche al caso di Elisa Claps, a cui è stato impedito qualunque accesso al materiale. E per finire il pm sta decidendo di archiviare del tutto la posizione del marocchino Flikr nonostante registrazioni esistente di telefonate in cui l’uomo dice di aver visto uccidere la ragazzina davanti al cancello del cantiere nei pressi della palestra alla cui uscita Yara venne rapita.



L’uomo avrebbe anche aiutato a portare in Marocco un furgone bianco mai cercato dalle autorità italiane, simile a quello che fu visto vicino a casa di Yara la sera del rapimento. Le speranze di trovare l’assassino sembrano ormai inesistenti.

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