“Noi abbiamo innescato un problema in Europa, che non è solo un problema europeo, ma mondiale”, dice l’eurodeputato socialista Salvatore Caronna. Il riferimento è alla relazione che Caronna ha svolto sullo spreco alimentare, del cibo, che è stata approvata dal Parlamento europeo a larghissima maggioranza, con una partecipazione al consenso che ha rotto qualsiasi barriera politica o di steccato ideologico. Salvatore Caronna è rimasto particolarmente soddisfatto e anche stupito dall’eco che ha avuto la sua iniziativa.



Onorevole Caronna, quale sono le ragioni che l’hanno spinto a questa iniziativa ?

Ho visto che, nonostante le iniziative che si fanno in vari Paesi, lo spreco del cibo, lo spreco alimentare è sempre stato poco considerato. Non voglio dire trascurato, ma quasi, dalle istituzioni. E guardi che l’entità di questo spreco è veramente incredibile. Ormai i numeri sono impressionanti. Si spreca cibo per oltre il cinquanta per cento di quello che è a disposizione in Europa. E. nel mondo, per circa un terzo. Insomma questo è un fenomeno più che rilevante. E’ un fatto allarmante, destinato a diventare sempre più importante.



Per quale ragione ritiene che diventerà ancora più importante di quello che è già oggi?

Molti osservatori e studiosi mi hanno spiegato e dimostrato che stiamo entrando in un’altra epoca, in una nuova epoca. Se fino a qualche anno fa, o ancora ai nostri giorni, ma per poco, il cibo non costituiva un problema nei Paesi sviluppati, adesso si sta entrando in un’epoca dove l’offerta di cibo sarà inferiore alla domanda. E questa caduta della domanda interesserà tutto il mondo. Non è che le risorse del pianeta siano infinite. Per produrre cibo ci vogliono determinate condizioni e queste stanno diventando inferiori rispetto alla crescita della popolazione, al fatto stesso che grandi Paesi emergenti si potranno permettere livelli di nutrizione migliori. A questo punto, il problema non è più solo di carattere etico, di stile di vita, diciamo così, ma diventa un grande problema, un grande tema economico, per trovare un nuovo modello di sviluppo.



E’ soprattutto per questo che lei ha posto l’attenzione del Parlamento europeo sullo spreco?

Mi è sembrato giusto farlo e sono rimasto impressionato dalla trasversalità dei consensi. Siamo ovviamente ai primi passi, perché la procedura di indire “l’anno europeo contro lo spreco” è complessa. Ma entro il 2014, anno che dovrebbe essere dedicato a questo tema, saremo già in grado di mettere a punto una serie di iniziative importanti. Intanto qualche  cosa è già prevista e contemplata dallo stesso parlamento dopo l’approvazione della relazione. Ma quello che sarà importante è avere una mobilitazione dal basso, attraverso tutti gli attori che già operano in questo campo, per sensibilizzare sempre di più le istituzioni.

Che le istituzioni europee si muovano è importante, ma serve anche declinare una normativa adeguata nei vari paesi ?

E’ evidente. Sono ormai tanti gli attori che si muovono contro lo spreco: recuperano il cibo e lo distribuiscono per aiutare i poveri. Ma quello che va fatto in un prossimo futuro sarà di intensificare questa azione, proprio perché, come accennavo prima, il problema del cibo diventerà un problema economico cruciale per tutto il mondo.

Il problema che lei ha posto, onorevole Caronna, ripete in un certo senso lo schema e la storia delle ormai vecchie “Food bank” americane. Nacquero per iniziativa privata, di singole persone con scopi caritatevoli e solidaristici. Le istituzioni non se ne accorgevano neppure della loro attività. A un certo punto fu il Governo federale americano a contattare queste “Food bank” e a proporre loro una collaborazione. Forse questo è il momento storico che spetta all’Unione Europea.

E’ possibile che si ripeta questa storia. Io credo che richiamare l’attenzione delle istituzioni europee sia stato molto importante. Importante è che sia stato recepito e che si arrivi a una serie di grandi iniziative. Nello stesso tempo occorre che i Parlamenti nazionali intensifichino la loro attività, si mettano a disposizione, recepiscano questo messaggio e accompagnino quello che stanno già facendo molte associazioni  che operano sul territorio dei vari Paesi europei.