Arriva in aula Ivano Russo, il grande amore di Sabrina Misseri, l’oggetto del contendere, il possibile unico movente dietro l’uccisione di Sarah Scazzi. Il processo dunque sulla morte della ragazza uccisa il 26 agosto di quasi due anni fa arriva a una possibile svolta assai importante. Secondo l’accusa, infatti, fu proprio la gelosia di Sabrina nei confronti della cugina Sarah che era invaghita anche lei di Ivano a scatenare la follia omicida. Il tutto con il sostegno e la complicità della madre Cosima, anche lei alla sbarra. Tra l’altro i giudici hanno dei sospetti anche nei confronti di Ivano Russo. Pensano infatti che di quel 26 agosto 2010 il giovane non abbia detto tutto quello che sa, in particolare su cosa lui abbia fatto in quelle ore e se fosse stato al corrente di quanto Sabrina avrebbe commesso. Esisterebbero infatti due versioni dei suoi movimenti quel giorno, date ai carabinieri dalla madre. Ivano ha sempre smentito che lui avesse il benché minimo interesse sentimentale per Sarah, considerata quello che era, cioè un ragazzina. Sta di fatto che Sarah provava per lui grande affetto: poco tempo fa è scaturita anche una foto dei due insieme trovata sul cellulare della giovane uccisa. Che invece tra Ivano e Sabrina esistesse qualcosa di concreto lo dimostrerebbero i più di 5mila sms che i due si erano scambiati e che Ivano aveva prontamente cancellato dal suo telefonino al momento del fattaccio. In uno di questi, ritrovati dai periti che studiano il caso, Ivano aveva detto a Sabrina di non coinvolgerlo nel caso di Sarah Scazzi mentre due sms che Sabrina gli mandò proprio quel 26 agosto, cancellati, si sta cercando di recuperarli. Durante l’udienza di oggi verrà sentita anche Concetta, la mamma di Sarah. Il processo sulla morte di Sarah Scazzi vede imputate come autrici del gesto la cugina Sabrina e la zia Cosima, mentre lo zio Michele Misseri che continua ad auto accusarsi di essere lui l’assassino, è accusato solo di aver nascosto il corpo della ragazzina dopo essere stata uccisa. L’uomo si trova in libertà, a differenza di moglie e figlia che da mesi sono rinchiuse in carcere.
Ogni tentativo di far avere alle due donne almeno gli arresti domiciliari è stato negato mentre la difesa ha chiesto, anche qui inutilmente dato il rifiuto dei giudici, di riesumare il corpo di Sarah per procedere a nuovi esami. L’idea era quella di stabilire una diversa data della morte che avrebbe permesso di cambiare le accuse pendenti sulle due donne.