Il pozzo dove venne gettata Sarah Scazzi. Un nuovo documento terribile e angosciante, usato per motivi processuali, è stato reperito dal Corriere del Mezzogiorno e mostrato in esclusiva attraverso circa settanta fotografie. Si tratta delle foto scattate durante le operazioni di recupero del cadavere di Sarah Scazzi, la ragazzina tredicenne di Avetrana per la cui morte sono sotto processo la cugina Sabrina e la zia Cosima. Fu Michele Misseri, padre e marito delle due donne, a condurre gli investigatori sul luogo dove  (non si sa ancora se con l’aiuto di altri membri della famiglia, comunque sotto processo anche loro) lo zio di Sarah gettò il corpo della giovane. Un nascondiglio in aperta campagna, nei suoi terreni, che senza la sua confessione difficilmente sarebbe stato ritrovato. Infatti il pozzo stesso dove venne calato il corpo era poi stato ricoperto da terra. Nelle crude immagini si vedono infatti scavatrici e uomini intenti a liberare l’ingresso del cunicolo e quindi le complicate operazioni per trarne fuori il cadavere. Un cadavere ovviamente in stato di avanzata decomposizione quasi del tutto irriconoscibile, tanto che la madre di Sarah, Concetta, alla vista delle foto rifiutò di riconoscere il corpo della figlia. “Quella cosa” disse, “non può essere lei”. Qualcosa si intravvede anche nelle terribili immagini pubblicate dal quotidiano. Era la notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2010 quando si procedette con le operazioni per recuperare il corpo, molti mesi dopo la scomparsa e la morte di Sarah, avvenuta come si sa il 26 agosto di quell’anno. Per riuscire nell’intento, si lavorò dalle 22 e 45 di sera fino alle 10 del mattino successivo. Queste 71 immagini saranno adesso proiettate nel processo che vede sabina Misseri e la madre Cosima accusate di aver ucciso la ragazza per futili motivi di gelosia, mentre lo zio Michele Misseri è accusato di aver fatto scomparire il corpo su ordine delle due donne. Non esistono prove concrete al momento che le due donne effettivamente uccisero Sarah Scazzi, ma i sospsetti sono fortissimi, avvalorati da intercettazioni telefoniche, dichiarazioni più o meno velate così come sembra palusibile il movente dell’omicidio stesso.



Michele Misseri, che è stato scagionato dall’iniziale accusa di essere lui l’assassino, recentemente è tornato ad auto accusarsi, ma per gli inquirenti si tratta solo di un tentativo di difendere moglie e figlia.

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