Non sarà che ci si ribella a quello che si vede e che non si dovrebbe vedere? In Inghilterra, a Ilfracombe Pier nel North Devon, si staglia alta contro il cielo – spesso nuvoloso – una statua di 23 metri. Cosa ha di tanto osceno da portare i benpensanti cittadini a chiederne la rimozione? E’ forse una statua ad un dittatore spietato? E’ un monumento pornografico? E’ allora certamente un insulto a qualche minoranza linguistica o culturale? No, niente di tutto questo: è solo la statua di una donna incinta. Certo, è una statua sui generis, perché in metà mostra lo spaccato anatomico della donna, cioè quello che si vedrebbe se si rimuove cute e strati superficiali: l’interno della mammella, i visceri… scandalo? Basta girare il mondo per vedere cose ancora più anatomicamente approfondite senza che nessuno si stracci le vesti. Cosa allora c’è di “orrendo”? La verità: dentro la donna c’è un bambino!
Tutto qui? Già. Ma se ci pensate bene è proprio questo il centro della gravidanza di cui però nessuno si azzarda a parlare: c’è un bambino in ogni gravidanza. Un bambino. Non sarà che lo scandalo è proprio qui? Dall’aver voluto mostrare, forse senza nemmeno farlo apposta, quello che non si può dire: la vita c’è prima di nascere. E la donna che viene raffigurata con tutta la licenza artistica di uno scultore bravo (e l’opera è fatta stilisticamente bene), appare orgogliosamente in atto di ostentare questo segreto, con un braccio rivolto in alto.
Orrore? Ma l’avete mai visto “Due-Facce”, il nemico giurato di Batman, sì quello che tutti i bambini hanno visto e rivisto su fumetti, cinema ecc? Ha mezza faccia sfigurata col bulbo oculare fuori dell’orbita e i muscoli all’aria aperta. E perché un feto e i muscoli di una donna fanno orrore e “Due Facce” (che ci sta anche simpatico) no? E’ la maledizione del postmodernismo: della gravidanza i ragazzi devono sapere tutto ma proprio tutto su come evitarla, ma niente ma proprio niente su quello che ne è al centro, sulla bellezza, sulla vita, sulla difesa della dignità della donna difendendo la vita della donna e del bambino.
E’ la censura postmoderna che è entrata nel cuore della gente: niente più figli (il crollo demografico è impressionante) e al loro posto tanti cagnolini e gattini, tanto che pare che i supermarket abbiano reparti ben più grandi per cibo per animali che per neonati. E niente più bambole (Cicciobello addio…), sostituite da cagnolini, orsetti, gattini di peluche, tanto da invogliare involontariamente il bambino a chiedere alla mamma non un fratellino ma il criceto.
Mostrare quello che realmente è una gravidanza è orrore? Oltretutto in un’opera tecnicamente ben fatta (guardate in giro tanta arte moderna e fate anche confronti tecnici). Forse è questo che si teme: che qualcuno dica che il “re è nudo”, che la gravidanza è un rapporto tra una mamma e un bambino (non con una patata o un “progetto di vita”): non a caso la statua si intitola “Verity”.