Parlando nel corso di una intervista rilasciata al telegiornale di Sky, il ministro della giustizia Paola Severino ha avuto parole molto dure nei confronti dell’attuale situazione degli scandali che riguardano molti politici. Per il ministro della giustizia ci troviamo oggi di fronte a una nuova tangentopoli; non solo, è peggio di quanto accaduto nel 1992. La differenza sta nel fatto che non solo si lucra sul denaro pubblico come successe allora, ma oggi lo si fa nello stesso tempo in cui si chiedono sacrifici ai cittadini. Un fatto questo, ha detto, di una gravità inaudita: “Lucrare illecitamente sul denaro pubblico rappresenta cosa sempre estremamente grave  Ma lucrare illecitamente sul denaro pubblico mentre si stanno chiedendo sacrifici ai cittadini è una cosa di una gravità inaudita”. Il ministro ha insistito sulla quantità di casi che si stanno verificando e che sono sotto gli occhi di tutti: questo rende plausibile, ha spiegato, il paragone con la prima tangentopoli. I casi attuali rispetto al 1992 poi, ha detto ancora, sono estremamente gravi e sono anche estremamente diffusi, casi di corruzione che “si innestano in un quadro di grande debolezza politica e in un quadro anche di grandi bisogni del paese, che rendono estremamente più gravi questi episodi”. Un fenomeno questo della corruzione che è molto dannoso per l’economia e l’immagine del paese, un fenomeno da combattere con tutta la forza possibile. E’ per questo, ha detto, che il decreto legge anti corruzione che si sta discutendo da tempo a questo punto è qualcosa id irrinunciabile. Si tratta di una legge completa, ha spiegato, “che mira a prevenire la corruzione e a colpirla con delle sanzioni efficaci”. Il ministro ha poi spiegato a proposito del decreto legge che già nella sua stesura originale era prevista la delega al governo il quale si è impegnato a rendere definitiva la norma entro un mese dalla approvazione del ddl stesso. La norma riguarda la ricandidatura di persone condannate con sentenza definitiva: non potranno mai più ricandidarsi. Nell’intervista al ministro è stato chiesto del caso Zambetti e delle eventuali responsabilità di Formigoni. La Severino ha detto che lei non può sapere cosa si sapesse al proposito: se c’era la possibilità di sapere e non si è impedito, ha detto, c’è una responsabilità. Altrimenti no.



C’è stato anche il tempo di parlare del conflitto in corso tra Quirinale e procura di Palermo. Il ministro ha detto senza mezzi temrini di stare dalal parte della Costituzione, quindi implicitamente da quella del capo dello Stato.

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