Il ragazzo trucidato lunedì sera a Marianella nel corso di una faida camorristica sarebbe stato ucciso per un banale scambio di persone. Pasquale Romano, 30 anni, era stato a trovare la sua fidanzata con la quale si stava per sposare. Subito dopo averla salutata, è salito sulla Renault Clio ed è stato freddato dai sicari. I carabinieri stanno ancora indagando sulla vicenda e non sono giunti a una conclusione definitiva, ma sembrerebbe che il motivo dell’omicidio sia che i camorristi lo avevano scambiato per il parente di un capoclan. Ilsussidiario.net ha intervistato don Luigi Merola, fondatore dell’associazione di accoglienza per giovani disagiati “a’ Voce d’ ‘e Creature”.
Don Merola, adesso la camorra si mette anche a uccidere il primo che capita?
Purtroppo accade spesso che nelle faide tra camorristi siano colpiti degli innocenti. Anni fa a Forcella sono stato io stesso testimone della morte innocente di Annalisa Durante. La criminalità organizzata spesso diventa portatrice di morte, come in questo caso. Ancora una volta è da condannare in maniera forte ogni azione che la criminalità cerca di portare avanti. In tutti questi anni, la camorra non è stata mai nobile, ma è riuscita soltanto a spegnere la vita. Pasquale Romano era un innocente, ma le stesse vittime dei clan avversari sono a loro volta “innocenti”, perché nessuno ha il diritto di togliere la vita a un’altra persona.
Eppure Pasquale Romano era ancora più innocente …
La sua vicenda è particolarmente toccante, perché si tratta di un giovane ragazzo, che per andare a coltivare l’amore incontrandosi con la sua fidanzata ha perso il bene più grande che è la vita. Io mi auguro che le forze dell’ordine facciano chiarezza al più presto, e assicurino alla giustizia gli autori materiali di questo ennesimo delitto che sta macchiando la Campania.
Quella della camorra è una vera e propria guerra?
La camorra a Napoli è sempre stata in guerra. A differenza della mafia non è organizzata, ma è composta da quattro cretini, da delinquenti sciolti che non hanno più neanche un codice d’onore e sono persone senza regole. E’ il motivo per cui la camorra fa più paura e scalpore. In Campania abbiamo faide per il controllo della droga, è questo il senso della guerra di Scampia e Secondigliano a Nord-Est di Napoli. Non c’entra nulla il potere economico o il controllo delle imprese, si tratta di cani sciolti che distruggono la vocazione turistica della città facendo solo del male. Di Napoli si sente parlare solo negativamente, gli eventi positivi sono troppo rari. Gli stessi mass media celebrano la nostra città solo per la morte.
Davvero i boss della camorra sono “quattro cretini”?
Stiamo parlando di persone che in molti casi hanno solo il diploma di terza elementare. In Campania ci sono 102 clan attivi, specialmente tra Napoli e Caserta, e i loro capi quasi sempre sono gente che non è mai andata a scuola. Boss come i Contini, i Giuliano, i Mazzarella, i Di Lauro, sono persone che hanno abbandonato gli studi fin dall’infanzia.
Che cosa sta facendo lo Stato per combattere la malavita?
Se lo Stato vuole intervenire solo con le forze dell’ordine, non ha capito nulla. Come ha detto la Caritas martedì, lo Stato non sa nemmeno che cosa siano le politiche del welfare. La camorra non si può combattere solo con l’Esercito, ma con la presenza quotidiana delle istituzioni, con politiche che mirino a eliminare la povertà e la devianza e a togliere i ragazzi dalle strade. Sono poche le associazioni come la nostra, che cercano di dare una risposta ai bisogni del territorio.
Quindi che cosa si può fare?
La terapia per la città di Napoli è proprio quella di rafforzare la scuola, gli oratori, le politiche sociali. La magistratura al contrario spesso rappresenta una giustizia lontana, che ha bisogno di secoli per individuare gli assassini. Per celebrare un processo in media occorrono tra otto e dieci anni, e di questo passo non si andrà da nessuna parte. Per troppo tempo ci siamo affidati ad analisi di sociologi che hanno studiato solo dietro a una scrivania, mentre bisogna ascoltare chi sta sul territorio.
Intanto Napoli è sempre più povera …
La Camorra non permette che l’economia cresca, perché impone il pizzo e le sue attività illecite, compromettendo gli appalti e lo sviluppo legale e positivo del territorio. Da un lato quindi bisogna combattere la povertà, dall’altra occorre togliere ai ragazzi il mito che la camorra possa dare lavoro.
(Pietro Vernizzi)