Non si fermano le indagini sulla morte di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa nel novembre 2010 e ritrovata senza vita tre mesi più tardi in un campo di Chignolo d’Isola. Il gip di Bergamo ha rigettato la richiesta di archiviazione e ha disposto nuove indagini, con un’ulteriore proroga di sei mesi, puntando i riflettori ancora una volta su Mohammed Fikri, il marocchino unico indagato per il delitto. Inizialmente sospettato e fermato per la traduzione errata di una telefonata, il nastro in questione verrà a breve ascoltato e tradotto da suoi connazionali, ma la comparazione del Dna di Fikri con quello trovato sul corpo di Yara ha dato esito negativo. Come ha confermato anche il legale della famiglia Gambirasio, l’avvocato Enrico Pelillo, la Procura ha adesso sei mesi di tempo per svolgere gli accertamenti chiesti dai genitori di Yara, tra cui la traduzione della telefonata. Questa, inizialmente tradotta erroneamente, aveva spalancato le porte del carcere per Fikri, il quale era stato però rilasciato poco dopo. Il nastro, dapprima interpretato come “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”, riguardava in realtà una richiesta di denaro da pare del marocchino a un debitore. Il gip ha inoltre sottolineato che la traduzione dovrà essere effettuata da persone competenti e connazionali dell’indagato, disponendo anche che nel fascicolo riguardante Fikri venga inserita la relazione presentata dai Ris per capire non solo il risultato finale, ma tutto il procedimento che ha portato all’estrazione del Dna presente sul corpo di Yara, che dovrebbe appartenere all’assassino. “Apprezzo lo scrupolo del gip”, ha dichiarato all’Adnkronos Enrico Pelillo, legale della famiglia Gambirasio. L’avvocato ha fatto sapere che la famiglia continua a sperare e che “non vogliono avere un colpevole, ma vogliono il colpevole”. Come disposto dal gip di Bergamo, quindi, le indagini proseguiranno per altri sei mesi, concentrandosi in particolare su quella telefonata che in passato sembrava aver incastrato Mohammed Fikri. 



Il nastro dovrà adesso essere nuovamente ascoltato e tradotto da suoi connazionali: una prima interpretazione aveva sostenuto che Fikri avesse detto “Allah mi perdoni, non l’ho uccisa io”, ma successivamente la frase venne tradotta diversamente (“Allah ti prego, fa che risponda”) e sembra riguardasse una richiesta di denaro da pare del marocchino a un debitore. 

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