Chiude Piazza Pulita, versione Formigli, ben piazzata e lasciando un testimone che scotta al maestro e mentore Santoro. E si chiude lasciando il segno, toccando i cuori. Come nello spezzone che fa bella mostra sul sito di Repubblica, e che immaginiamo cliccatissimo. Nel filmato si ascolta una nonna. Giovane, sicuramente frizzante e attiva. Che parla della sua nipotina, ancora incredula del dono della sua presenza. È emozionata, come se fosse diventata mamma a sua volta, di nuovo. È viva, ripete, è calda, è viva. Sì, è una persona, non una bambola. Poi si intuisce che a curarsi di lei ci sono due papà, amorevoli, pazienti, teneri. Due papà, e uno è il figlio della nonna in questione. Una coppia gay, sposata in Canada, perché in Italia non si può, e che è riuscita ad ottenere un figlio in adozione.



Che vogliamo dire? Ma benedetti ragazzi e benedetta la bimba! Che vogliamo dire. Nulla, commuoverci a nostra volta, come fa Nichi Vendola, ospite della trasmissione, che con abile montaggio appare a lato del quadretto familiare, prima assorto, poi turbato, poi commosso, fino alla lacrima. Bisogna avere un cuore duro per non apprezzarlo, per non essere dalla sua. Quanto deve pesargli, questo desiderio irrealizzato di paternità. Poter fare il bagnetto a un piccino, vederlo ridere, preparargli le pappe…in genere i papà si stufano presto, ma per un po’, è una bella cosa.



Come si fa, in nome di una rigidità di regole, a privare un uomo di questa gioia. Che disumanità, e dire che chi osteggia con più asprezza le unioni omosessuali sono i cattolici. Altro che carità. Come se le famiglie “normali” poi fossero tutte buone e capaci di crescere ed educare dei figli. Come se non sapessimo le ipocrisie dei genitori “regolari” e le loro rabbie represse. Chi non affiderebbe un figlio a uno come Vendola? Secondo me, sarebbe un papà delizioso. Però, ci va di attirarci le critiche e le accuse di oscurantismo e bigotteria. Vendola sarebbe un meraviglioso papà. E un bimbo ne gioirebbe, se avesse anche una mamma.



Chissà, se la natura o il buon Dio ci ha creati maschi e femmine, perché mai dovremmo pensare di essere più bravi noi a decidere. Un bimbo può nascere o crescere anche senza una mamma. Capita, sono disgrazie. Ma ce l’ha comunque, una mamma. Avrà un papà che gliene parla. Avrà la sua memoria. Un bimbo, tanto più se adottato, cioè già privato di un diritto naturale, quello di avere i genitori, ha diritto a una mamma e un papà. Perché ha bisogno del maschile e del femminile. Sono proprio i gay ad affermare con forza che si sentono pienamente maschi nella loro omosessualità. O le donne, che rivendicano la loro femminilità. Appunto. Ma prima ancora, ammettiamo che psichiatri e pedagogisti sbaglino: parliamo di noi. Per dirci che un bambino non è un oggetto del desiderio, la sua presenza non soddisfa la nostra volontà di realizzazione.

Un bambino è una persona, è calda, è viva. Arriva quando vuole, e non sempre arriva. Noi possiamo solo accoglierlo, accompagnarlo, e poi lasciarlo andare, sostenendolo sempre, con rispetto, offrendogli la vita. Attenzione, perché a parole possiamo essere d’accordo. Ma quanti ritengono un figlio un diritto. Quanti farebbero di tutto per averlo, cioè per possedere un figlio. Quando lo si decide, ovviamente, quando è a posto la casa o la carriera. Le più avventurose terapie cliniche, compresi affitti e compravendita di sangue e viscere. Arriverebbero a comprarlo, un figlio, e chi ha tanti soldi può farlo agevolmente. All’insegna del “voglio dunque dev’essere”, si muove il cuore dell’uomo, oggi. Che si dica ateo o credente. Un uomo destinato sempre e comunque al fallimento, alla disperazione. Perché non funziona così, e basta aprire gli occhi per accorgersene.

Prima o poi anche gli egoismi soddisfatti non bastano; prima o poi anche tutto quel che sei riuscito a sistemare con accortezza e le leggi giuste presentano uno scarto, un imprevisto non calcolato. Il figlio ”tuo”, puoi perderlo. Il figlio, “tuo”, può tradirti, odiarti. E allora? Che si fa, si cambia? Siamo piccoli uomini e piccole donne a credere che la nostra felicità dipenda da ciò che abbiamo, piegando a questa logica gli esseri umani, che non sono animali o mobilia. Si può essere padri e madri senza figli propri. Si può vivere una pienezza, anche senza possedere nulla, se è reale, e poggia su una certezza dell’esistenza.

Quale? Faites vos jeux, messieurs. Per chi è cristiano, come Nichi Vendola, la risposta è una, e vale la pena fidarsi, e fidarsi dei suoi testimoni. La rinuncia e il sacrificio sono parte della vita, e parte del cammino per la maturità, per la salvezza. Per chi non lo è, appunto, c’è sempre da scommettere. Vale la pena.