Musulmani, protestanti, ortodossi e cattolici francesi hanno detto di no, praticamente all’unisono, al progetto del presidente francese, François Hollande, di approvare una legge sui matrimoni e le adozioni per le coppie omosessuali. Alla fine due giorni fa è arrivata anche una lettera di 25 pagine allo stesso Hollande e al premier Jean-Marc Ayrault, firmata da Gilles Bernheim, grande rabbino di Francia, in cui si sottolineano le ragioni dell’opposizione ebraica al disegno di legge. Per ora Hollande è stato costretto a rimandare l’approvazione del progetto dal 31 ottobre al 7 novembre, anche se nei prossimi giorni si preannunciano nuove sorprese. Ilsussidiario.net ha intervistato Gian Carlo Blangiardo, docente di Demografia nell’Università di Milano-Bicocca.



Professor Blangiardo, quello della laicità francese in questa vicenda appare come un modello che opprime tutte le religioni …

Per i francesi la laicità è un punto d’orgoglio e la considerano la loro peculiarità, che hanno ereditato da una tradizione formatasi ai tempi dell’Illuminismo e della Rivoluzione francese. E’ quindi una storia che ostentano orgogliosamente. Così facendo, non si tiene conto però di quello che rappresenta un elemento importante nella vita di tutte le persone, e cioè il fatto di avere comunque degli ideali di carattere religioso e di volere che siano rispettati anche dalla società in cui si vive. Ciò può creare dei conflitti, perché non si può prescindere da un sistema di valori che le persone vivono con impegno e convinzione. Una società laica vive una forma di difficoltà nel conciliare le due realtà.



In che senso?

Da un lato si deve fare l’interesse dei cittadini, dall’altra questi ultimi hanno delle aspirazioni e lo Stato in nome della laicità non le rispetta. C’è poi anche chi non ha una religione, e lo Stato laico è proprio la scelta di favorire questi ultimi, danneggiando chi invece ha un riferimento trascendente. E’ un punto debole del sistema francese, anche se loro lo considerano un punto di forza, perché non tiene conto di valori che sono all’origine della società. Avere una religione, degli ideali, un’etica, è anche un motivo per rispettare le norme del vivere sociale. Nel momento in cui ciò viene meno, può scattare un principio di individualismo e di convenienza personale, per cui ognuno fa quello che vuole in quanto pensa che tanto non c’è una morale che lo guida.



Fino a che punto il no alle adozioni gay è un problema religioso, e fino a che punto è una questione di ragione?

E’ una questione che riguarda la religione solo fino a un certo punto. La posizione religiosa è quella di chi ritiene che questa scelta sia disordinata e che non rispetti l’ordine naturale delle cose che ogni religione in qualche modo tende a preservare. Per esempio, appartiene a quest’ordine un rapporto di figliolanza genitori-figli di tipo naturale. Quando i genitori vengono meno, si può ammettere che la società possa sussidiare questa mancanza dando la possibilità di adottare dei bambini e di fare loro da genitori, sempre però secondo il modello naturale.

 

Da che cosa nasce questo modello naturale?

 

L’essere uomo e l’essere donna non sono la stessa cosa, e il bambino ha bisogno di un padre e di una madre. Necessita cioè della vicinanza di una donna con tutte le sue caratteristiche di donna, e di un uomo con tutte le sue caratteristiche di uomo. Nel momento in cui ci sono altre forme di unione, le quali non riproducono la coppia naturale, il bambino si può trovare del tutto disorientato. Anche se ci sono l’affetto e tutto ciò che ci deve essere, i modelli di riferimento non sono infatti di tipo naturale. C’è quindi un forte rischio che insorgano dei disturbi, proprio perché il bambino non ha avuto la possibilità di crescere con due genitori di sesso opposto.

 

Quindi il no alle adozioni gay ha a che fare con l’interesse della società più che con la religione?

 

E’ una questione che con la religione c’entra solo marginalmente. Anche lo Stato laico deve prendere una posizione, in quanto deve a sua volta rendersi conto che questa situazione può poi creare dei cittadini con dei problemi. Se quindi ha veramente a cuore l’interesse dei suoi cittadini, dovrebbe fare in modo che ciò non si possa realizzare. Anche se poi ci sono i desideri dei membri delle coppie gay, finalizzati a una loro soddisfazione, non è detto che si debba inseguire l’interesse di tutti, se ci sono degli interessi superiori come quello di formare i cittadini cui lo Stato dovrebbe rispondere.

 

(Pietro Vernizzi)