Sei anni di condanna nei confronti dei componenti della Commissione Grandi Rischi ritenuti responsabili di aver fornito «informazioni inesatte, incomplete e contraddittorie» a proposito del terremoto che devastò l’Abruzzo nel 2009. L’accusa aveva chiesto quattro anni. Secondo la sentenza Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi sono stati giudicati responsabili di non aver avvisato della possibilità di un terremoto che invece si scatenò la notte fra il 5 e il 6 aprile del 2009. Di non aver messo al riparo con un allarme la popolazione, in sintesi, di aver colpevolmente permesso la morte di tanti cittadini italiani. La comunità scientifica è però compatta nel sostenere che i terremoti non si possono prevedere. Quasi, compatta. In quei tragici giorni di aprile si sparse la voce, quasi “clandestinamente” su internet e su pochi altri mezzi di comunicazione che un uomo, un “tecnico di laboratorio” del Laboratorio Nazionale del Gran Sasso, quel terremoto lo aveva previsto. IlSussidiario.net lo contattò in quei giorni di grande incertezza e lui ci raccontò la sua storia. Oggi, gli abbiamo chiesto di commentare questa sentenza. «E’ una sentenza per la quale non si può gioire» dice «visto che qualsiasi fossestata la condanna non ci avrebbe ripagato di tutti i disagi e della tragedia che abbiamo vissuto in quei giorni». Per Giampaolo Giuliani questa condanna è comunque un fatto storico. «Deve essere di esempio per tutte quelle persone che in Italia ricoprono grandi posti di responsabilità».
Giuliani, il suo commento a questa sentenza? E’ una sentenza che in questi termini – naturalmente – non mi aspettavo perché dai pm erano stati chiesti quattro anni, mentre la condanna è stata a sei. Ma diciamo subito che è una sentenza per la quale non si può gioire visto che qualsiasi sia stata la condanna non può cancellare tutti i disagi di quei giorni, disagi causati dalle persone che sono poi risultate responsabili al processo. In ogni caso, questi giudici hanno avuto grande coraggio nel portare avanti un processo che non ha eguali in Italia.
Lei aveva previsto un terremoto a Sulmona, che però non si è verificato. Cosa sarebbe successo se le avessero dato retta e portato la gente all’Aquila dove c’è stata la scossa più disastrosa? A distanza dì tre anni ancora si parla di questo “grande errore”, ma questo non è stato altro che un attacco alla mia persona per screditarmi e far vedere che ero un ciarlatano. In realtà non è andata come sta dicendo lei.
E come andò? Ce lo ricordi. Io da quell’avviso di garanzia (per procurato allarme Ndr) sono stato assolto subito, il 23 dicembre 2009 quando il giudice ha ritenuto che non era vero ciò di cui mi si incolpava. Io non ho mai detto che il terremoto doveva verificarsi a Sulmona. Credo che le tante informazioni sbagliate che da tanti sono state diffuse anche durante il processo siano stata messe in giro solo per far cadere su di me le responsabilità di una tragedia come quella che abbiamo vissuto.
Ci ricordi cosa disse lei allora e perché i condannati ripetono ancora che i terremoti non si possono prevedere. Ci sono persone che non li sanno prevedere. Io portavo avanti uno studio da dieci anni e in quel momento fui in grado di capire che un forte rilascio di energia stava per verificarsi proprio nell’aquilano. Questo perché la nostra strumentazione fino alla notte del 5 aprile 2009 ci forniva questi segnali, premonitori di un forte evento sismico che poi si è verificato. Purtroppo non potevo avvertire tutti i miei concittadini, ero oggetto di avviso di garanzia che mi impediva di parlare con chicchessia. Ho avuto anche il telefono sotto controllo, ho ricevuto minacce.
Lei la notte del terremoto era nella sua abitazione? Ero nella mia abitazione perché stavo monitorando tutti i terremoti che la sera del 5 si stavano verificando e io monitoravo con tutte le mie stazioni di osservazione. Vedevo che il segnale prodotto dava la certezza di un forte terremoto che si sarebbe verificato proprio nell’aquilano. Lei se lo può immaginare: quella notte io mi salvai e salvai le persone che mi stavano vicine e quelle che riuscii ad avvisare. Ne sono sicuro, quella notte salvai almeno 350 persone facendole uscire fuori di casa.
Ma quando diede il primo avvertimento?
Una settimana prima del terremoto avvertii la Commissione grandi rischi. Quella sera stessa fui minacciato e non fui chiamato alla riunione decisiva per rendere noti i risultati delle mie ricerche e osservazioni.
I suoi studi sono riconosciuti dalla comunità scientifica o no? In parte sì e in parte no. Noi abbiamo quattro applicazioni due delle quali sono tutt’ora allo studio, ma non mi viene restituita la documentazione originale né mi viene data la risposta affinché possa pubblicarla. Mi hanno detto di attendere e sono ormai passati tre anni. Forse dopo questa sentenza qualcosa cambierà.
Che tipo di responsabilità sente verso la gente? La stessa responsabilità che ebbi quella notte quando mi resi conto di ciò che stava per accadere e non avevo nessuna possibilità di fare qualcosa per tutti. Vado avanti nella mia ricerca, collaboro con altri ricercatori internazionali: stiamo preparando altre pubblicazioni. La strumentazione funziona anche oggi, ma voglio dire una cosa a garanzia dei miei studi.
Ci dica. Le nostre strumentazioni solo tre volte da quando sono in funzione hanno dato un forte allarme e tutte e tre le volte si sono verificati tre terremoti catastrofici.
Quando? Il 29 ottobre 2002 con il sisma di Santa Venerina sull’Etna; il 24 dicembre 2004 con il sisma nell’Oceano Indiano e il 5 aprile 2009. In altre occasioni nessuno ha mai sentito allarmi dati da noi.