L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, colpito ieri nella persona del direttore pro-tempore del centro nazionale terremoti Boschi dalla durissima sentenza che ha condannato a sei anni di reclusione sette membri della Commissione grandi rischi, esprime oggi tutta la sua preoccupazione per la sentenza. A farlo l’attuale presidente dell’istituto che controlla, studia e monitora i terremoti italiani, Stefano Gresta. Per il responsabile di Ingv, questa sentenza costituisce un precedente che potrebbe condizionare “in modo determinante il rapporto tra esperti scientifici e decisori, non solo nel nostro Paese”. Si rischia di compromettere, dice, il diritto/dovere degli scienziati di partecipare al dialogo pubblico tramite i risultati delle proprie ricerche, nel timore di poter subire una condanna penale. “Quale scienziato vorrà esprimere la propria opinione sapendo di poter finire in carcere?” si chiede Gresta. Il quale ricorda poi che secondo la letteratura scientifica internazionale è impossibile predire un terremoto: “Di conseguenza, chiedere all’INGV di indicare come, quando e dove colpirà il prossimo terremoto non solo è inutile, ma è anche dannoso perché alimenta in modo ingiustificato le aspettative delle popolazioni interessate da una eventuale sequenza sismica in atto”, spiega. Conclude dicendo che “da oggi sarà molto difficile comparire in pubblico a parlare dell’attività sismica in atto in Italia, con la possibilità che i ricercatori possano essere denunciati per qualche omissione o per procurato allarme”. Uguale parere viene espresso da importanti studiosi internazionali, in particolare quelli della Union of Concerned Scientists, che definiscono la sentenza assurda e pericolosa e chiedono al presidente della Repubblica italiana di intervenire. Il rischio di un contenzioso, dice l’associazione, scoraggia gli scienziati e i funzionari dall’avvisare o anche dal lavorare nel campo delle previsioni di effetti sismici. Secondo gli esperti americani si mette in dubbio la possibilità di esprimere pareri da parte degli studiosi di questo tipo di eventi, ma non solo.
“Immaginate se il governo accusasse di reati criminali il metereologo che non è stato in grado di prevedere l’esatta rotta di un tornado. O un epidemiologo per non aver previsto gli effetti pericolosi di un virus. O mettere in carcere un biologo perché non è stato in grado di prevedere l’attacco di un orso” dicono. E’ intervenuto anche Shinichi Sakai, professore associato dell’Earthquake Research Institute di Tokyo che ha espresso i suoi dubbi sulla sentenza e affermato che anche lui si sarebbe comportato come le sette persone condannate.