Sale gioco a cinquecento metri di distanza da scuole, centri di aggregazione giovanile, ospedali, luoghi di culto; divieto assoluto di pubblicità per l’azzardo; obbligo di riportare su tutti i giochi d’azzardo avvertenze sui rischi e sui danni provocati dalla ludopatia; obbligo, per gli operatori on line, di dedicare un’apposita sezione alla pubblicazione dei dati sulle somme perse dai giocatori; proposta di destinare i proventi delle multe sull’azzardo all’informazione e all’educazione sanitarie, a studi e ricerche finalizzati alla prevenzione della ludopatia, al finanziamento dei presìdi regionali per la cura della dipendenza patologica dal gioco d’azzardo.



Sono queste le richieste che nelle scorse settimane, assieme alle colleghe deputate Paola Pelino e Viviana Beccalossi, abbiamo presentato al governo sotto forma di emendamenti al decreto Balduzzi, per porre un serio argine alla crescente diffusione del gioco d’azzardo nel nostro Paese. Richieste che purtroppo, a causa della decisione dell’esecutivo di porre la fiducia sul decreto, abbiamo dovuto trasformare in un semplice ordine del giorno, che è stato comunque recepito dal governo come raccomandazione.



L’azzardo, come ha affermato qualche tempo fa il cardinale Bagnasco, presidente della Cei, è una “nuova droga” che rovina l’esistenza di un numero sempre crescente di persone e di famiglie: stando agli ultimi dati, sono più di 800.000 in Italia i malati di ludopatia che sperperano ogni loro avere davanti a slot machine e videolottery, e che spesso finiscono per cadere vittima dell’asfissiante rete dell’usura.

E’ per contrastare questo fenomeno che ho fondato l’associazione “Liberi dall’azzardo”, alla quale hanno aderito parlamentari di ogni schieramento, tra cui gli on. Angeli, Barani, Beccalossi, Bellotti, Bergamini, De Corato, Di Virgilio, Formichella, Tommaso Foti, Gottardo, La Loggia, Lisi, Mantovano, Pagano, Pelino, Saltamartini (Pdl), Binetti, Carlucci, Cera, Compagnon e D’Ippolito (Udc), Bobba e Tullo (Pd), Montagnoli (Lega Nord), Raisi (Fli).

“Liberi dall’azzardo” è nata dall’amara presa d’atto che nel tempo della crisi economica è aumentato vertiginosamente il numero di coloro che, nell’illusione di un facile guadagno, si affidano a slot machine e videopoker per risolvere i propri problemi. Cosa ancor più allarmante, si tratta quasi sempre di soggetti appartenenti alle fasce più deboli della popolazione: le persone sole, i giovani, gli anziani, i disoccupati.

L’associazione ha quindi avviato una serie di iniziative sul territorio, chiedendo ad esempio alle amministrazioni comunali di adottare delibere urbanistiche e regolamenti commerciali che vietino l’apertura di nuove sale per l’azzardo in prossimità dei luoghi sensibili e che pongano norme più severe per l’installazione delle macchinette mangiasoldi.

Sempre su impulso di “Liberi dall’azzardo”, poi, abbiamo presentato alla Camera due proposte di legge, l’ultima delle quali chiede di aumentare la tassazione sul gioco, e non sulla benzina, per reperire risorse da destinare a importanti finalità sociali quali la ricostruzione post-terremoto in Emilia e la risoluzione della vicenda degli esodati, e comunque per evitare altri balzelli (vedi aumento dell’Iva) che colpiscono la totalità dei cittadini.

Non vogliamo proibire l’azzardo, ma mettere in campo ogni azione utile e necessaria ad evitarne l’abuso. Occorre un cambio di rotta rispetto a quanto si è verificato a partire dal 1999: da allora, anno dopo anno, l’Italia ha stabilito un primato quasi mondiale sia nella spesa per le giocate (nel 2012 si prevedono più di 100 miliardi), sia nel numero di macchinette presenti sul territorio nazionale (secondo i dati forniti poche settimane fa dai Monopoli, solo negli ultimi cinque mesi sono state installate 8.200 nuove slot e 6.600 videolottery. In tutto, in Italia, sono collocate 377.969 slot e 45.016 videolottery, per un totale di 422.985 apparecchi, esponenzialmente superiori rispetto alla media degli altri Paesi europei). E’ una tendenza che va invertita presto e senza indugi, avendo come stella polare il bene comune e la salute dei cittadini.