Faccio fatica a parlare di diritti degli omosessuali. Non perché la cosa non mi riguardi, o per disinteresse, o disprezzo. E’ che parlo più volentieri dei diritti delle persone in generale, e ritengo che per questo valga la pena discutere, litigare, battagliare in ogni modo. Gli uomini che amano gli uomini, le donne che amano le donne, sono persone, e devono avere gli stesi diritti di tutti, a prescindere dalle loro scelte. Non “più” diritti, gli stessi,  e come tutti, i loro diritti sono limitati dai diritti altrui, dalla libertà altrui.



Libertà di pensiero, di espressione, di fede, diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione… eccetera. Ma sposarsi, o avere un figlio, sono un diritto? Non sempre, ci sono condizioni che non lo permettono, situazioni che vengono vagliate con cura. Una ragazzina di 12 anni non può sposarsi, grazie a Dio, molti genitori non possono avere bambini e se ne fanno una ragione, né genitori con problematiche gravi possono accogliere ed educare un figlio. Ma se due persone convivono, spendono una vita di affetti insieme, condividono le giornate e le preoccupazioni, i soldi, è giusto che vengano tutelate quanto a pensione, eredità, informazioni sanitarie…? Penso di sì. E’ giusto che la loro unione si riconosciuta, ma non è un matrimonio. A che servirebbe un matrimonio, quando i “diritti” fossero garantiti come a tutti gli altri cittadini? Solo a una cosa: adottare un bambino, avere un figlio con le arti più strane della fecondazione eterologa.



E questo non è giusto, a meno di cambiare le costituzioni e decidere di stravolgere l’antropologia, la natura dell’uomo. E a meno di dimenticare i diritti dei bambini, che non parlano e non fanno manifestazioni, non gridano se per loro è la stessa cosa avere due padri  e due madri o un papà e una mamma, come tutti, come da sempre accade, come l’esperienza di migliaia di anni di storia dell’umanità dimostra. Appunto, ci tocca ascoltarli di più, avere con loro maggiori attenzioni e scrupoli.

Eppure, faccio fatica a parlare di diritti degli omosessuali. Perché questi discorsi, che sono ragionevoli e vanno ragionati, vengono strapazzati dai pregiudizi, dalle contrapposizioni ideologiche, da smanie di protagonismo e ottusità ataviche. 



Leggete le scritte sui muri di una scuola, sentite come tra compagni apostrofano il più timido, o il più imberbe. Così, guardo la foto che ha fatto il giro della rete, e ci arriva da Marsiglia, dove si è svolta una grande manifestazione contro la decisione di Hollande di parificare i diritti di tutti i cittadini. Non è esatto: ha stabilito che i gay possono sposarsi e avere dei figli. Due ragazze con lo chignon, belle, fresche, allegre, si baciano con trasporto davanti a una piazza di signore arcigne, divise e banderine in mano, che  a bocca spalancata per il disgusto mostrano, e gridano, il loro orrore.

Da che parte state? Io dalla parte delle ragazze. Ci mancherebbe, un bacio ha mai disgustato qualcuno? Un bacio è immorale o immondo? I ragazzi che si baciano all’ombra della notte… ricordiamo Prévert. Anche se è un bacio finto, provocatorio, esibito. Quindi un non bacio d’amore. Anche se sfido chiunque, con abito bianco e fiori d’arancio, a sfilare in un gay pride e vedere se ne esce vivo. Eppure, alle provocazioni, se non violente, si risponde con l’ironia, o voltandosi da un’altra parte. Alle ragazze che si baciano avrei decretato un applauso. 

Non si deve aver paura di un bacio: non diamo pretesti ai nostri figli, non inculchiamo loro l’idea di una diversità da guardare con sospetto, o odio. La storia ha già espresso in questo il peggio di sé.  Ragazze, ragazzi che vi amate,  seguite, voi come noi, ciò che l’amore vero ispira. Tenerezza, discrezione, serietà, sacrifici, felicità. Non ci dà fastidio la diversità, dobbiamo imparare a rispettarla. Nasconderla o non considerarla è ipocrisia e stupidità. Ma voi, ragazze che vi baciate, voi, non giudicateci, e  non credetevi, per quel bacio, migliori.