“Ringraziamo Dio, che ancora una volta ci ha fatto sperimentare la bellezza di essere Chiesa, e di esserlo proprio oggi, in questo mondo come è, in mezzo a questa umanità con le sue fatiche e le sue speranze”. Così, prima dell’angelus in piazza san Pietro, Benedetto XVI traccia il suo primo bilancio de Sinodo dei vescovi con a tema la nuova evangelizzazione.



Dopo tre settimane di lavori in assemblea, con più di 250 padri sinodali ed esperti, il Papa si dice convinto che da questo Sinodo esce rafforzato l’impegno per il rinnovamento spirituale della Chiesa stessa – che nasce dalla riscoperta della verità di Gesù Cristo – per poter rinnovare spiritualmente il mondo secolarizzato. Una secolarizzazione che ha portato a una vera e propria desertificazione spirituale nei Paesi di antica evangelizzazione, deserti dove è sempre più facile incontrare novelli “Bartimei”, mendicanti inconsapevoli del significato della vita: nell’omelia della messa conclusiva del Sinodo nella Basilica di san Pietro, Benedetto XVI attualizza, così, la figura evangelica di Bartimeo, l’ebreo divenuto cieco e guarito da Gesù perché ha riconosciuto di essere bisognoso della luce della fede.



“Bartimeo potrebbe rappresentare quanti vivono in regioni di antica evangelizzazione, dove la luce della fede si è affievolita, e si sono allontanati da Dio, non lo ritengono più rilevante per la vita – afferma il Papa – persone che perciò hanno perso una grande ricchezza, sono «decadute» da un’alta dignità, non quella economica o di potere terreno, ma quella cristiana, hanno perso l’orientamento sicuro e solido della vita e sono diventati, spesso inconsciamente, mendicanti del senso dell’esistenza. Sono le tante persone che hanno bisogno di una nuova evangelizzazione, cioè di un nuovo incontro con Gesù”.



La nuova evangelizzazione rigaurda tutta la Chiesa, sottolinea ancora una volta il Papa, e segue due linee principali: i sacramenti e la santità di chi vive la fede e una rinnovata e creativa passione missionaria, capace di annunciare in modo adeguato il Vangelo in ogni contesto sociale e culturale. Se nella messa conclusiva Benedetto XVI evidenzia più volte l’inverno che vive la Chiesa nello stanco occidente cristiano, sabato mattina, nel discorso conclusivo a braccio nell’aula del Sinodo, il Papa ha confidato il conforto e la gioia, avuti dal vedere l’azione di Dio nelle situazioni più difficili. “Per me è stato edificante incoraggiante vedere qui lo specchio della Chiesa universale – ha affermato Bendetto XVI – con le sue sofferenze, minacce, pericoli e gioie”.

Da qui la decisione del prossimo miniconcistoro, per creare sei nuovi cardinali: nessun italiano o europeo è nella lista, ma a guadagnare la porpora sono, non a caso, tre asiatici, il vescovo di Abuja, città della martoriata Nigeria settentrionale e il patiarca maronita del Libano. “Grazie a tutti voi, con molti ci rivediamo a novembre al Concistoro” ha conlcluso il Papa, definendo le 58 proposizioni, votate alla fine del Sinodo e snobbate dalla maggioranza dei massmedia “un dono, dato a me per noi, per elaborare tutto in un documento che viene dalla vita e dovrebbe generare vita”.