Un appello affinché il governo pakistano prenda serie misure per scoraggiare gli abusi nell’applicazione della legge sulla blasfemia, che ha portato nel vortice della carcerazione e di tante battaglie legali della 13enne Rimsha Masih. Il 17 ottobre ci sarà una nuova udienza, proprio mentre i grandi accusatori dell’Imam che ha trascinato in carcere Rimsha ritrattano le loro dichiarazioni, e questo potrebbe significare ancora un grande pericolo per la piccola cristiana. A lanciare questo appello, chiedendo anche una modifica della norma, è il giornalista musulmano Farooq Yousaf, direttore del Center for Research and Security Studies (Crss). Il centro di ricerca ha pubblicato un rapporto dal titolo “Leggi sulla blasfemia in Pakistan: una panoramica storica”, in cui si analizzano nel dettaglio tutti i casi in cui è stata applicata la norma dalla sua entrata in vigore a oggi. Ieri la notizia del ministro pakistano delle Ferrovie, che ha proposto di istituire una taglia sulla testa del regista del film contro Maometto ha fatto molto discutere, anche se il governo di Islamabad si è dissociato.



Quali misure vanno introdotte per evitare abusi nell’applicazione della legge sulla blasfemia?

Il Crss chiede una revisione della legge sulla blasfemia. Noi vogliamo un riesame dettagliato della norma per evitarne gli abusi da parte di persone animate da un progetto politico. La riforma deve includere lo svolgimento di indagini prima di accettare la denuncia, la quale può portare l’accusato al patibolo. Nessun processo deve essere istruito senza un’inchiesta accurata.



Lei è a favore di un’abolizione totale della legge sulla blasfemia?

Abolire la legge sulla blasfemia sarebbe impossibile in quanto la religione in Pakistan ha una forza dominante. L’esempio di Salman Taseer (il governatore del Punjab ucciso per avere difeso una donna accusata di blasfemia, Ndr) è un chiaro indicatore delle conseguenze che affronterebbe chiunque osasse parlare contro questa norma. Benché la maggioranza sia a favore di un cambiamento della legge, nessuno oserebbe esprimere le sue opinioni in pubblico in quanto temerebbe di fare la stessa fine di Taseer. E’ questo il motivo per cui è un imperativo sensibilizzare le masse rurali, la cui mentalità è in misura dominante di tipo religioso, contro gli abusi legati alle accuse di blasfemia. Solo allora si dovrà iniziare un processo per un cambiamento o una revisione della norma.



Perché il governo del Pakistan non ha ancora provato a cambiare questa legge ingiusta?

Come ho ricordato prima, Salman Taseer stava difendendo una donna “accusata” di blasfemia. Dal momento che aveva chiesto apertamente una revisione della legge, è finito nel mirino di una piccola formazione di estremisti che hanno accusato lo stesso Taseer di blasfemia (ispirandone così indirettamente gli assassini, Ndr). La buona volontà dell’attuale leadership politica del Pakistan non è quindi sufficiente per avviare un processo di cambiamento. L’attuale governo sta già affrontando enormi attacchi da parte dei partiti religiosi e delle masse. Ma considerato il potere legislativo di cui gode la sua maggioranza, potrebbe quantomeno avviare un processo di “revisione” se non proprio di cambiamento.

Quale può essere il ruolo dei leader religiosi moderati nel contrastare il fondamentalismo?

I leader religiosi moderati stanno già giocando un ruolo positivo nel diffondere una mentalità anti-estremista nella società. Tuttavia, anche se uno studioso islamico è moderato, difficilmente lo ammetterà in pubblico per il timore di fare la stessa fine di Maulana Hassan Jan o Allama Naimi, morti entrambi in seguito a un attentato suicida, per il semplice fatto che avevano dichiarato che gli attentati suicidi sono contro lo spirito dell’Islam.

 

Quindi nessuno ha il coraggio di parlare?

 

Attualmente, studiosi islamici come Allama Tahir Ashrafi, presidente del Consiglio degli Ulema, stanno giocando un ruolo positivo nel promuovere l’armonia interreligiosa. Tahir Ashrafi è stato molto netto nel denunciare gli abusi della blasfemia e a sottolineare il suo sostegno a Rimsha. Tra i suoi meriti c’è anche il fatto che è stato molto chiaro nel pronunciarsi contro l’odio religioso e l’attivismo militante. Gli studiosi religiosi come lui possono contribuire a riunire tutte le componenti della società e a promuovere l’armonia interconfessionale e intersettaria.

 

Il governo pakistano fatica a tenere il Paese sotto controllo. Quali possibilità ha di sconfiggere i fondamentalisti?

 

In definitiva noi crediamo che sia il governo a detenere l’autorità per controllare la sicurezza nazionale. Inoltre ha le risorse per mettere insieme gli studiosi religiosi di tutte le fedi e dare vita a un sano dibattito. È il governo poi che può prendere misure sostanziali per elaborare delle leggi e mettere in atto un meccanismo adeguato per prevenire gli abusi nei confronti delle minoranze nel Paese.

 

Nel rapporto del Crss si afferma che “l’assenza di procedure di controllo democratico è il fattore che ha contribuito più di tutti al sorgere di tensioni locali in Pakistan”. Più democrazia può calmare l’odio religioso o portare i fondamentalisti al potere?

Come sappiamo le leggi e le ordinanze sulla blasfemia sono state messe in atto durante il regime di Zia, un dittatore. Il loro obiettivo era soltanto quello di garantire il sostegno a Zia e mantenere il potere nelle sue mani. Ciò è la prova del fatto che, se un dittatore è al potere, e un dittatore non potrebbe che essere musulmano, in accordo con la costituzione, non considererà mai le minoranze religiose come una priorità. Quando invece si giunge a una forma di governo democratica, si sa che essa è composta da tutte le sezioni della società. Anche se l’attuale governo, e tutti i suoi partiti, hanno posti riservati alle minoranze. Questo dimostra che le minoranze sono coinvolte ogni volta che le leggi sono applicate.

 

Dopo il caso di Rimsha Masih, come è cambiato il dibattito sulla legge sulla blasfemia, in particolare tra i musulmani?

 

Il caso Rimsha, con l’aiuto dei media pakistani, ha aiutato ad esporre pubblicamente quella parte del clero religioso che usa queste leggi per le loro vendetta personali contro i non musulmani. La vicenda ha ricevuto grande risalto mediatico quando le masse acculturate hanno cominciato a scriverne e a discuterne. Speriamo che in un prossimo futuro si possa iniziare un dibattito interreligioso per giungere a un giusto ed equo impianto di leggi.

 

(Pietro Vernizzi)