Ci siamo: come da qualche anno a questa parte, negli ultimi giorni di ottobre ritornano le zucche, accompagnate dal contorno di pipistrellini, scheletri, figure incappucciate e il ritornello-mantra “dolcetto o scherzetto”? Questo è Halloween, una moda, una festa, una nuova consuetudine che si è imposta negli ultimi anni, grazie alla persuasività di cinema e televisione, dopo il pionieristico lavoro fatto da parte dei fumetti (ricordate Linus in perenne attesa del Grande Cocomero, tra la scettica perplessità di Snoopy?). Ormai la festa di Halloween è entrata perfino nel mondo della scuola: non pochi sono gli istituti scolastici, dalla scuola primaria a quella superiore, dove gli insegnanti fanno festa insieme ai bambini, tra giochi e disegni.



Da più parti, di fronte al crescere di questo fenomeno, si è cominciato a manifestare una certa preoccupazione: c’è chi vede in Halloween un ritorno a forme di “paganesimo”, e da questo punto di vista Halloween riesce in un’impresa titanica, quasi impossibile: mette insieme, nella comune esecrazione della festa, i cattolici conservatori e quelli progressisti, la destra e la sinistra, i “lefevriani” e i “profetici”. Alcuni anni fa, lo stesso cardinale Martini, il principe del dialogo con i “lontani”, tuonò duramente contro la festa delle zucche, e lo stesso fanno i tradizionalisti che vedono il fumo di Satana aleggiare intorno a questa festa. Insomma, Halloween è davvero “ecumenica” nel ricompattare cattolici altrimenti molto lontani.



Battute a parte, c’è da chiedersi perché proprio questa ricorrenza susciti la condanna dei cattolici. Pensiamoci bene: non sono ormai “paganizzate” pressoché tutte le celebrazioni cristiane? Il 6 gennaio per la stragrande maggioranza delle persone, bambini e adulti, non è l’Epifania, la festa della rivelazione di Cristo alle genti, ma “La Befana”, in cui si festeggia una sorta di strega, che cavalca di notte una scopa – come nelle peggiori tradizioni dei Sabba satanici – portando doni ai bambini. Non è anche questa una iniziazione alla magia e all’esoterismo? E il carnevale? Chi lo vive come un momento che in fondo è propedeutico alla Quaresima? Ben pochi. Il Lunedì dell’Angelo è stato soppiantato da “Pasquetta”, la festa della gita fuori porta. La festa dell’Assunzione di Maria, il 15 agosto, è per la stragrande maggioranza della gente “Ferragosto”, il culmine dei baccanali estivi. E per finire, lo stesso 25 dicembre è sempre meno la festa della nascita di Cristo, e sempre più il giorno dei regali, di un sentimentale “sentirsi buoni”, e Gesù Bambino non è più nemmeno chiamato in causa come portatore di doni, visto che ci pensa un vecchio pagliaccio vestito di rosso. 



Allora, di fronte a questa massiccia e capillare scristianizzazione del calendario, perché scandalizzarsi se Halloween va soppiantando Ognissanti? Forse, anziché stracciarsi le vesti e scagliare anatemi, i cristiani dovrebbero riprendersi ciò che è loro. In fondo il nome Halloween altro non è che la storpiatura americana del termine – in inglese di Irlanda – All Hollows’ Eve: la vigilia di Ognissanti. Halloween quindi parte da una ortodossa festa cattolica, e finisce per storpiarla in una parodia del sacro. Una festa che possedeva anche il proprio giusto contorno di folklore, fatto di dolci preparati ad hoc, di zucche, di regali, caratteristiche tradizionali del nostro passato popolare. Nella saggezza popolare dunque si è sempre ritenuto che dei morti non bisogna avere paura, dal momento che essi  portano la vita.

Questa certezza emerge, oltre che dal folklore popolare, anche da qualche esempio letterario. Il più bel romanzo che sia stato scritto su Halloween, senza orrori e stregonerie, è  quello di cui è autore Charles Williams, scrittore cristiano inglese, amico di Tolkien e Lewis. Il titolo inglese, All Hallows’ Eve, ci riporta al senso autentico di Ognissanti e della sua vigilia.

Il romanzo, attraverso il vagare per Londra la sera del 31 ottobre degli spiriti di due donne morte, esplora i significati della sofferenza umana e dell’empatia tra le persone, oltrepassando la barriera tra la vita e la morte, in un confronto dove la magia oscura soccombe di fronte all’Amore divino.

In conclusione, anche se l’attuale Halloween d’importazione americana è semplicemente una festività consumistica, svuotata di significato, buona solo per far fare il pieno alle discoteche, semplicemente un carnevale con un tocco di macabro, può essere comunque un’occasione da non perdere. Halloween va salvata: le va ridato tutto il suo antico significato, liberandola dalla dimensione puramente consumistica e commerciale e soprattutto estirpando la patina di occultismo cupo dal quale è stata rivestita. Si faccia festa, dunque, ma spiegando chiaramente che si festeggiano i morti e i santi, l’avvicinarsi dell’inverno, il tempo di una nuova stagione e di una nuova vita. Oratori, scuole, famiglie, si impegnino in modo positivo e perfino simpatico affinché i bambini vengano educati a considerar la morte come evento umano, naturale, di cui non si debba aver paura.

Tutto ciò, magari anche sotto la forma del gioco, può essere frutto di profonda riflessione e, perché no, di conversione. In fondo, non c’è nessuno che di fronte alla morte non si senta di mettere in questione il proprio stile di vita, fosse pure per una volta all’anno, all’inizio di novembre.