«Qualche anno fa, a seguito della pubblicazione del primo lavoro di Yamanaka sulle cellule staminali, ricordo che immediatamente pensai: è una scoperta da premio Nobel». L’intuizione che Angelo Vescovi, direttore scientifico della Casa Sollievo della Sofferenza di San Pio di San Giovanni Rotondo, confessa a IlSussidiario.net si è alla fine rivelata esatta. Il britannico John B. Gurdon e il giapponese Shinja Yamanaka sono i vincitori del Premio Nobel 2012 per la Fisiologia e la Medicina, annunciati lunedì mattina a Stoccolma. I due scienziati sono stati premiati per aver scoperto che le cellule staminali possono essere riprogrammate diventando pluripotenti (le cosiddette Ips, Induced Pluripotent Stem Cells). In sostanza, delle cellule adulte già differenziate possono essere fatte tornare “bambine”, permettendo di farle sviluppare in qualunque tipo di tessuto del corpo umano. Una scoperta, ha fatto sapere successivamente il Comitato nelle sue motivazioni, che ha rivoluzionato la comprensione di come le cellule e gli organismi si sviluppano. «Quella di Yamanaka», ci dice Vescovi, «è una scoperta paragonabile alla teoria della relatività di Einstein».
Sostanzialmente, in cosa consiste questa scoperta?Yamanaka ha praticamente scoperto che singole cellule staminali, capaci di produrre un solo tipo di cellula, possono acquisire la capacità di generare tutti gli oltre 250 tipi di cellule che compongono il nostro organismo, in maniera analoga alle cellule staminali embrionali. In altre parole, la cellula adulta può venire riprogrammata a divenire cellula embrionale, aprendo così una serie di infiniti utilizzi.
Per esempio? Innanzitutto nel campo della medicina rigenerativa, visto che la scoperta di Yamanaka permetterà di trasformare le cellule di un paziente in staminali e successivamente nel tipo di tessuto utile a correggere e curare tantissime malattie. Oltre al risvolto scientifico, non bisogna poi dimenticare quello etico.
Che riguarda l’utilizzo degli embrioni… Certo, perché la tecnica scoperta dal premio Nobel permette sostanzialmente di produrre cellule staminali pluripotenti senza però usare embrioni. È un lavoro importantissimo che cambia radicalmente il modo di condurre la ricerca sulle staminali e che, se applicato anche sull’uomo, risolverebbe una volta per tutte i problemi non solo tecnici della ricerca, ma evidentemente anche quelli etici.
Sull’uomo però non sono ancora stati eseguiti esperimenti. Come mai? La scoperta riguarda ovviamente il principio applicabile della tecnica e, anche se al momento non è avvenuta la sperimentazione umana, è già stato appurato che prima o poi sarà possibile farla, quindi è solo questione di tempo. Prima di andare ad applicare tale scoperta sull’uomo è necessario assicurarsi che non vi sia alcun rischio per i pazienti e capire quale sia il miglior modo di riprogrammare tali cellule affinché garantiscano la totale sicurezza per l’uomo.
Sembra realmente una scoperta che non conosce confini…
È proprio così. Si tratta di una scoperta che permette di modificare la struttura stessa dell’organismo e che potrà avere un rilevante impatto in ogni settore medico. Tra questi, quello che ancora sembra essere sfuggito ai più è quello riguardante eventuali processi di ringiovanimento dei tessuti.
Un primo passo verso l’immortalità? Ovviamente no, ma è senza dubbio una scoperta che potrà molto probabilmente favorire una sorta di longevità e di ringiovanimento dei tessuti organici.