Che spettacolo, la Chiesa. Che spettacolo, questa organizzazione così umana da avere camerieri traditori anche nell’appartamento del Vicario di Cristo in Terra, eppure così santa da avere missionari in ogni angolo della terra. Ma è venuta l’ora, dice il Papa, di accorgersi che la terra di missione non è più lontana, ma è qui, tra noi, nell’occidente cristiano, negli uffici, nelle fabbriche e nelle scuole in cui viviamo, qui dove il cristianesimo, per chi ancora ne ha memoria, è diventato un’abitudine, un discorso trito che non affascina più, che non mobilita vita e cuori. Occorre una Nuova Evangelizzazione, spiega Benedetto XVI in Piazza San Pietro, mentre un vento leggero gli scompiglia i capelli e fa tremolare il pennacchio rosso delle Guardie svizzere con le loro anacronistiche alabarde, gioia dei turisti.



“Questa Nuova Evangelizzazione”, dice alla Messa che apre il Sinodo ad essa dedicata, “si rivolge alle persone che, pur essendo battezzate, si sono allontanate dalla Chiesa, e vivono senza fare riferimento alla prassi cristiana”.

Una pausa, e poi il Papa riprende, mentre migliaia di fedeli venuti da tutto il mondo lo ascoltano: “Occorre che si faccia un nuovo incontro con il Signore, quell’incontro che solo riempie di significato profondo e di pace la vita”.



Che spettacolo, la Chiesa, anche esteticamente. Che profondo gusto della Bellezza. La liturgia è accompagnata da canti, un migliaio di sacerdoti scende ordinatamente sul sagrato per impartire la comunione – la Presenza di Dio che è vivo ora – e nella Piazza affollatissima è palpabile silenzio e rispetto. Non c’era mai stata, nella Chiesa, una riunione del Sinodo così affollata di vescovi. Le Mitre bianche svettano, come in un film di Fellini, in Piazza san Pietro, mescolate con i cappelli colorati e ricamati di fili dorati dei vescovi dei vari riti. 262 vescovi partecipano al Sinodo sulla nuova evangelizzazione che si chiuderà il 28 ottobre, altri 100 sono presenti alla Messa che apre il Sinodo e vengono da Germania e Spagna perché il Papa ha deciso di proclamare due nuovi Dottori della chiesa, Santa Ildegarda da Bingen e San Giovanni d’Avila. Perché la santità, nella Chiesa, non è cosa del passato, ma come ben sa chi vive il cristianesimo, è sempre contemporanea.



E per far capire che Cristo è vivo e presente, per far percepire che è lui la risposta ai desideri, spesso confusi, dell’uomo, non servono strategie preparate a tavolino, piani pastorali e lunghe riunioni organizzative, come troppo spesso si fa nella Chiesa contemporanea. Il Sinodo non commetta questo errore di prospettiva. Ratzinger parla di altro: “Sono i santi i veri protagonisti dell’evangelizzazione” dice. E parla della Fantasia dello Spirito Santo, proprio quello che soffia dove vuole.

“Occorre esser attenti alla sua Fantasia” spiega, ripetendo quello che aveva detto pochi giorni prima a Loreto, dove era andato per porre il Sinodo sotto il Manto della Madonna, nel luogo dove ci sono i mattoni, le pareti, le finestre e la porta della casa dove visse Gesù con Maria e Giuseppe, dove un Dio Bambino giocava. Casa di Nazareth portata lì al tempo delle crociate dalla ricca Famiglia Angeli che aveva traffici marittimi con la Terra Santa, e che una devota tradizione poi trasformò negli alati messaggeri di Dio.

A Loreto Ratzinger aveva spiegato, rifacendosi al suo amato Sant’Agostino, che non tutto quello che è cattolico è dentro la Chiesa, come non tutto quello che è dentro la Chiesa è cattolico. Un invito velato rivolto ai vescovi che lavoreranno al Sinodo, ai tanti uditori, esperti, capi di Comunità e Movimenti, un modo per dirgli: non imbrigliate lo Spirito di Dio, non mettete i vostri preconcetti davanti alla realtà, siate attenti a guardare, a scrutare dove lo Spirito sta soffiando. Siate liberi, siate affamati. Se Dio c’è, opera.

Nuova Evangelizzazione: parlare di Dio, mostrare Dio che opera nella propria vita a un mondo distratto, a volte ostile. Questa la sfida, la sfida nuova che poi è quella di sempre, quella che si trovarono di fronte Pietro e Giovanni, Andrea e gli altri. Solo che allora era paradossalmente più facile: la novità era palese, viveva e vibrava. Adesso è come annebbiata sotto una coltre di abitudini, di secoli di non-passione, di strutture di potere.

Ratzinger incita, ha inventato questo appuntamento, il Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, per dare alla Chiesa un mese per parlare di questo, per rifletterci insieme, soprattutto per ascoltarsi, cosa che non sempre avviene nella Chiesa, dove troppo spesso si è rinchiusi nel proprio “particolare”, incapaci di vero confronto. Questa è la vera sfida culturale. “Mostrate alle persone indifferenti o addirittura ostili la bellezza del Vangelo e della comunione” dice Ratzinger aprendo il Sinodo. “Mostrate questa bellezza ai credenti tiepidi, invitateli a vivere con gioia la fede, la speranza e la carità, a riscoprire il “gusto” della Parola di Dio e dei Sacramenti. Santi e sante fioriscono, la santità non conosce barriere culturali, sociali, politiche, religiose. Il suo linguaggio, quello dell’amore e della verità, è comprensibile a tutti gli uomini di buona volontà e li avvicina a Gesù Cristo, fonte inesauribile di vita nuova”.

Il Papa parla con l’entusiasmo di un ragazzino che incontra per la prima volta il cristianesimo, e per rimanere giovani servono 85 anni vissuti così.

Che spettacolo, se la Chiesa sapesse imparare da lui. Che spettacolo, se questo Sinodo servisse almeno a questo.