All’università di Pisa la crisi non si sente. O meglio, la crisi la sentono solo alcuni. L’ateneo toscano infatti ha da tempo inaugurato un piano di risparmio che avrebbe permesso di ottenere tagli sul 20% delle spese. Una buona notizia, che viene però ad associarsi con quella che vede il raddoppio delle indennità di rettore, prorettore e dei capi delle unità dipartimentali. Forse un raddoppio reso possibile proprio dai guadagni ottenuti con i tagli, ha commentato qualcuno. A denunciare il fatto sono stati sindacati e associazioni studentesche. Secondo la loro denuncia il rettore invece dei 50mila euro lordi all’anno che percepiva normalmente, ne riceverà adesso tra i 90 e i 95mila, oltre allo stipendio da docente ordinario. Il prorettore passa invece da 20 a 38mila e i dirigenti delle unità dipartimentali da cinquemila a 9.500 euro. Aumenta che il gettone di presenza al cda che passa da 200 a 500 euro. Si tratterebbe di una vera e propria delibera votata pubblicamente, Gli appartenenti al gruppo studentesco Sinistra Per hanno votato contro. Ecco il loro commento: “Comprendiamo l’aumento di impegno e della responsabilità individuale, ma continuiamo a ritenere inopportuno, in un momento di crisi e di tagli all’Università e a tutte le amministrazioni pubbliche, aumentare le singole retribuzioni, soprattutto se pensiamo che i principali beneficiari saranno docenti ordinari che percepiscono già, in moltissimi casi, oltre 100 mila euro all’anno”. Naturalmente è arrivata la replica dei diretti interessati che fanno sapere che gli aumenti fanno parte di una manovra generale, una riorganizzazione applicata in base alla riforma Gelmini. Invece delle undici facoltà e dei 48 dipartimenti adesso ci sono venti unità dipartimentali. Questa operazione ha permesso di fare un risparmio sul bilancio pari al 20% di esso. Allo stesso tempo, dicono, il lavoro e le responsabilità del rettore, del prorettore e dei direttori è aumentato in modo notevole. I sindacati da parte loro esprimono forte disappunto per la delibera approvata. L’invito da parte loro è di tenere conto del contesto di crisi generale e dell’attenzione mediatica a cui viene sottoposta l’intera pubblica amminsitrazione per quanto riguarda l’uso del denaro pubblico.
Al momento non sono state prese ulteriori iniziative e la dleibera degli aumenti rimane in carica. Si aspetta di sapere se ci saranno ulteriori sviluppi nella faccenda.
Pubblichiamo di seguito la precisazione dell’Università di Pisa in merito alla notizia:
L’Università di Pisa smentisce le notizie fantasiose apparse negli ultimi giorni su diversi organi di stampa i quali, in molti casi senza alcuna preventiva verifica, hanno riportato le false affermazioni contenute nel comunicato di un’organizzazione sindacale di base secondo cui il Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo avrebbe deciso il raddoppio delle indennità di carica del rettore, dei prorettori e dei direttori dei nuovi dipartimenti. Al fine dunque di rappresentare all’opinione pubblica in modo puntuale e corretto le decisioni assunte dall’Ateneo, si precisa quanto segue. Innanzi tutto, l’obiettivo prioritario della manovra è stato quello di ridurre in modo sensibile la spesa complessiva per le indennità di carica e tale obiettivo è stato ampiamente raggiunto con la previsione di un risparmio complessivo di circa il 20% rispetto alla cifra spesa finora. Nell’ambito di quest’ obiettivo di risparmio, la manovra ha previsto la rimodulazione di alcune indennità e la ridefinizione dell’ammontare di alcuni gettoni di partecipazione agli organi, per adeguarli al mutato assetto della governance dell’Ateneo, vale a dire tenendo conto delle rilevanti novità introdotte dalla legge di riforma dell’Università e dal nuovo Statuto, che modificano radicalmente compiti e funzioni dei singoli e degli organi. Venendo, in concreto, alle cifre contenute nella delibera del CdA, si segnala che l’unico aumento percentualmente (ma non realmente) significativo è quello che riguarda i futuri consiglieri, i cui gettoni di presenza alle sedute (con una previsione di circa 15 sedute annue) passeranno da 162 a circa 320 euro lordo dipendente, per un compenso netto stimato in meno di 2.700 euro all’anno. Per quanto riguarda i direttori delle nuove strutture – che sono diminuiti da 60 a 20 – la loro indennità (alla quale è parificata quella dei prorettori), passerà da 5.050 euro lordo dipendente a circa 7.000 euro lordo dipendente all’anno (per un importo netto annuo di 3.500 euro). Infine, l’indennità del rettore, ben lungi dal risultare “raddoppiata”, passa, sempre su base annua, da 50.523 euro lordo dipendente a circa 56.000 euro lordo dipendente, mentre quella del prorettore vicario passa da 20.210 euro a circa 23.000 euro lordo dipendente (il che significa una indennità netta annua rispettivamente di circa 28.000 e 11.500 euro). Una volta ristabilita la corretta entità degli aumenti, ben lontani da quelli sbandierati con grande leggerezza, l’Università di Pisa osserva come appaia difficile spiegare il balletto delle cifre e i titoloni dei giornali se non con la malafede di chi ha fornito false informazioni e con la superficialità di chi le ha diffuse senza alcun preventivo controllo. Per questa ragione l’Ateneo si riserva di accertare le eventuali responsabilità di coloro che hanno diffuso tali notizie diffamatorie. Del resto, e in conclusione, i fatti più recenti dimostrano come l’Ateneo pisano sia stato particolarmente sensibile al periodo difficile che sta attraversando il Paese, realizzando negli ultimi due anni una corposa manovra di assunzione di personale, una significativa riduzione delle tasse degli studenti e una politica di servizi agli studenti che non è seconda a nessuna in Italia per quantità e qualità.