Ognissanti. E, come in ogni Ognissanti, i media ci informano su Halloween, l’antica festa celtica di Samhain, la scristianizzazione di una data a suo tempo cristianizzata e oggi ricaduta nel paganesimo delle zucche vuote (sacrifici umani a parte, ma per quello c’è tempo…). Perciò, qui non troverete niente di erudito, almeno oggi: abbiamo già dato. La Chiesa festeggia tutti quei cristiani che sono in Paradiso, perciò Santi.



Anche qui, ci potrebbero entrare i famosi «cristiani anonimi» di cui si favoleggiò nel post-concilio, intendendo, però, coloro che, pur dicendo di non voler frequentare i sacramenti, si comportavano eticamente molto meglio di tanti cristiani credenti e praticanti. Insomma, una  rivalutazione del pubblicano rispetto al fariseo della parabola evangelica. Naturalmente, questo cristianesimo «in pectore» si estendeva agli atei e pure ai buddisti, la compagnia dei quali, ancora oggi, è gradita a non pochi intellò (anche chierici) più di quella dei cristiani-cristiani. 



Confessiamo di essere sempre stati scettici sulla categoria in questione, giacché il Vangelo dice papale papale che la lucerna non va messa sotto il moggio, bensì bene in vista. Infatti, anche la classica vecchietta che tutte le sere, afa o gelo, andava a dire il rosario in chiesa non era affatto «anonima», visto che la sua fede la esponeva coram populo, appunto, all’afa e al gelo. No, oggi la Chiesa festeggia quelli che sono morti seguendo le sue regole. Magari all’ultimo momento (ma, Buon Ladrone a parte, di solito questi li si commemora domani, nel giorno dei Defunti). 

A costoro ci rivolgiamo perché ci diano una mano a raggiungerli. Non tutti loro hanno potuto lucrare un processo canonico in grande stile, come i Santi del calendario. Magari, sono passati preventivamente dal Purgatorio e le nostre messe in suffragio li hanno liberati. Boh. Si tratta dell’argomento più oscuro di tutto il cristianesimo. Sì, la vita eterna, il Regno dei Cieli. Parabole, metafore, allegorie, nel Vangelo. Ma niente di più. Dice san Paolo che si tratta di roba «ineffabile». 



Cioè, talmente straordinaria da non potersi descrivere. Infatti, non la descrive nemmeno lui. Così, noi tutti arranchiamo in questa Valle di Lacrime in attesa che si compia una «beata speranza» di cui, di fatto, non sappiamo niente. È più facile, infatti, immaginare l’Inferno, perché dolore e sofferenza li conosciamo. Ma la felicità… Eh, roba ineffabile. Vabbè. Dio ci crea a nostra insaputa e senza chiederci il permesso; apriamo gli occhi dentro alla Valle di Lacrime e dobbiamo pedalare con tutte le forze per non finire nella discarica (la Geenna era appunto questo). 

Strano concetto di libertà (dico questo per tutti quelli che credono che essere cattolici voglia dire avere le idee chiarissime, lampanti, a prova di bomba: no, abbiamo solo una  speranza e ci fidiamo dell’Unico che ha «parole di vita eterna»; tutti gli altri non hanno nemmeno quella). Dice sant’Agostino che «Colui che ti ha creato senza te, non ti salverà senza te». Agostino amava i giochi di parole latini, ma, tanto per cambiare, aveva messo il dito sulla piaga giusta. 

Certo, non è facile credere che il Dio cristiano sia un Padre amorevole e non un Tiranno capriccioso e sadico. Ma è appunto questa la sfida. Credere contro ogni apparenza. Roba da eroi. Ed è esattamente quello che Cristo è venuto a proporre: un eroismo di massa, per tutti. Sì, il cristiano è un eroe, e un eroe è un essere umano elevato all’ennesima potenza, quanto di meglio una persona possa fare di se stessa. Quando nasce un figlio, il padre in cuor suo sogna già cosa dovrà diventare nei suoi desiderata: un uomo a tutto tondo, professionista affermato, ricco e rispettato, padre a sua volta di figli bravi e buoni e belli e di successo, cioè nipoti che rallegrino la sua vecchiaia. Dio Padre sogna la stessa cosa: che le sue creature diventino eroi. 

Il padre terrestre cerca di dare al figlio, come può, i mezzi per riuscire a realizzarsi. Il Padre Eterno, proprio perché è Onnipotente, no. Ti dice di giocare con le carte che hai in mano, anche se hai una mano perdente. Anche se non hai nemmeno le carte. Anche se non hai nemmeno gli occhi per piangere. Ci ha assicurato che il gioco vale la candela. Ed è questa la «beata speranza» che distingue i cristiani dagli altri. Prima o poi passa la scena di questo mondo, per tutti, credenti e no. E si vedrà chi ha puntato sul cavallo giusto.

Intanto, ci affidiamo a Tutti i Santi, gli eroi che ci hanno preceduto nella traversata e, dice la Chiesa, sono disposti a darci una mano d’aiuto mentre nuotiamo. Dio li ha in gloria e possiede le loro anime (così scrivevano sulle tombe di quelli che avevano lavorato alle cattedrali). Sono loro i veri fratelli maggiori, quelli che ce l’hanno fatta. E possono mettere una buona parola per noi presso il Trono di Dio.