I media hanno tutto l’interesse di “buttarla in caciara”, come dicono a Roma, ma è importante capire bene cosa sta accadendo in Francia in questi giorni. Come tutti i governi occidentali di sinistra, assediati dalla crisi economica per la quale non si vedono vie d’uscita all’orizzonte, anche in Francia l’amministrazione in carica, guidata dal socialista Hollande, sta lavorando per introdurre nella normativa il matrimonio omosessuale ed equipararlo completamente a quello eterosessuale, compresa la possibilità di adottare figli. Da Obama a tutti i candidati alle primarie del PD, infatti, il riconoscimento delle unioni omosessuali sembra oramai un “must” dei politici di sinistra, post-comunisti o socialdemocratici che siano e, come ha ironizzato recentemente Eugenia Roccella “Ci deve essere. Non so quale sia il legame tra crisi economica e matrimoni gay, ma ci deve essere”.



Ma torniamo in Francia che, come è noto, è la patria dei PACS, forme di riconoscimento delle coppie conviventi anche omosessuali; sono stati proprioi PACS che in questi anni hanno dato piena cittadinanza, nella società francese, all’omosessualità pubblicamente vissuta.

Hollande pensava di avere vita facile nel portare a compimento un percorso ideologicamente ovvio, dato quasi per scontato in occidente: prima le unioni civili, poi i matrimoni gay, infine le adozioni. E quindi anche in Francia, dopo i diritti per i conviventi, arriva il matrimonio per tutti esattamente come nella Spagna di Zapatero. L’opposizione dei cattolici era messa nel conto e forse perfino auspicata: avere in piazza una minoranza anche consistente ma pubblicamente definita “arretrata ed omofoba” può servire alla causa, e far apparire ancor più moderna e adeguata ai tempi l’iniziativa del governo. E d’altra parte, come la Spagna insegna, l’attivismo pro-life cattolico può riempire le piazze senza avere alcun esito politico: anche una volta sconfitto Zapatero, su certe leggi non si torna più indietro.



E’ importante quindi capire che in Francia le manifestazioni sono state due, la prima delle quali inaspettata, che ha spiazzato il governo socialista: preceduta dalla rivolta di numerosi sindaci anche di sinistra, la manifestazione del 17 novembre è stata convocata da un collettivo eterogeneo, laico e cattolico, dove hanno marciato insieme cattolici e musulmani, laici di sinistra e pure omosessuali,  in nome del laicissimo dato di fatto che i bambini nascono da un uomo e da una donna, e della laicissima volontà di sottolineare la differenza fra due persone dello stesso sesso e la “figliazione uomo-donna-bambino”.



Forti le analogie, pur nelle differenze di storia e orientamenti culturali, con il nostro Family Day e con la campagna referendaria del 2005, sulla legge 40: due eventi unici, nella storia italiana, vincenti proprio per la capacità inclusiva dei cattolici, che li avevano promossi e che hanno combattuto accanto a laici di ogni orientamento culturale e schieramento politico, con serie preoccupazioni sulle visioni antropologiche che accompagnano alcuni sviluppi delle tecnoscienze. E’ stata questa alleanza fra laici e cattolici a vincere il referendum sulla legge sulla procreazione medicalmente assistita, che solo certa magistratura sta cercando goffamente, di attaccare – ma senza risultato, al contrario di quanto scrivono alcuni giornali, gli stessi usciti sconfitti allora dal confronto referendario – ed è stata questa alleanza a scendere in Piazza S. Giovanni a favore del matrimonio, nella grande manifestazione del Family Day.

Non si deve cadere nella trappola dello scontro cattolici-non cattolici: ad essere in gioco non sono dogmi di fede, ma le evidenze basilari della nostra natura umana, comuni a tutti, come ad esempio il fatto che i bambini nascono da un uomo e da una donna.

Non  a caso gli scontri  riportati con ampia risonanza dalle pagine di cronaca sono stati registrati invece durante la seconda manifestazione francese, il 18 novembre, organizzata sostanzialmente da cattolici che fanno riferimento a “Civitas”, associazione di area conservatrice, nei confronti della quale è stato più facile dar luogo a provocazioni. Gli avvenimenti francesi, insomma, stanno riproponendo, pur in tutt’altro contesto storico e culturale, quelle alleanze che si sono rivelate vincenti in Italia negli anni passati, e che soprattutto hanno mostrato che certe derive antropologiche non sono “inevitabili” come invece si vorrebbe far credere.