Nessun riscatto pagato, nessun trasferimento di denaro. E’ Giuseppe Spinelli, ragioniere di Silvio Berlusconi, a smentire ogni trattativa intavolata con i suoi rapitori affinché lui e sua moglie venissero liberati dopo essere stati sequestrati per diverse ore nella notte tra il 15 e 16 ottobre. Nessuna traccia del presunto documento capace di ribaltare la sentenza sul lodo Mondadori, che i sei rapitori (poi arrestati) avrebbero ceduto volentieri in cambio di 35 milioni di euro, e nessuna traccia dell’altrettanto presunto denaro che qualcuno avrebbe pagato per garantire la liberazione di Spinelli: le indagini sul rapimento puntano su un viaggio in Svizzera fatto da alcuni componenti della banda, ma nelle tre cassette di sicurezza perquisite non c’è nemmeno l’ombra degli otto milioni di euro di cui tanto si parla. “Leggo con stupore ricostruzioni fantasiose della grave e dolorosa vicenda che è accaduta alla mia famiglia e a me”, ha dichiarato Giuseppe Spinelli. “Devo precisare che il mio ritardo nel riferire al Presidente Berlusconi e all’avvocato Ghedini come si erano svolti effettivamente i fatti è dovuto unicamente al forte timore di gravi ritorsioni nei confronti dei miei familiari. La denuncia alla Autorità Giudiziaria è stata fatta immediatamente dopo. Debbo inoltre ribadire che nessuna somma di denaro è stata pagata né vi è stata alcuna trattativa”, ha poi aggiunto. Anche il legale dell’ex premier, Niccolò Ghedini, conferma tale versione: “Le ricostruzioni ed i commenti apparsi su molti giornali oscillano fra il risibile e l’assurdo. – ha dichiarato – Come risulta dagli atti e come risulterà da qualsiasi ulteriore accertamento, i fatti sono del tutto chiari e lineari”. “Il presidente Berlusconi non ha avuto alcun ruolo nella vicenda e tutte le decisioni sui tempi e sui modi sono state assunte dal rag. Spinelli e da me”, fa sapere Ghedini, secondo cui “l’unica preoccupazione del presidente Berlusconi è stata quella rivolta all’incolumità del suo collaboratore e dei suoi familiari. Per questo ha offerto con la consueta generosità al rag. Spinelli ospitalità in una sua abitazione e gli ha messo a disposizione una scorta privata. Il tutto, fra l’altro, in pieno accordo con la Procura di Milano”. Inoltre, aggiunge ancora l’avvocato, il ritardo con cui è stata avvisata l’Autorità Giudiziaria “è unicamente riferibile al più che giustificato timore provocato dai sequestratori nel rag. Spinelli, il quale temeva gravi ritorsioni per sè e per la sua famiglia”. 



Ghedini continua poi nella ricostruzione: “Soltanto nella tarda mattinata di mercoledì 17 ottobre, cioè il giorno dopo, il rag. Spinelli si recava dal Presidente Berlusconi per raccontargli cosa era realmente successo”. A questo punto Berlusconi avvisava telefonicamente lo stesso Ghedini, a cui “chiedeva di contattare subito la Procura di Milano. Il rag. Spinelli però mi pregò di attendere ancora per consentirgli di avvertire la moglie sull’evolversi della situazione. Infatti i coniugi avevano subito pesanti minacce dai sequestratori nel caso in cui avessero narrato i fatti o addirittura avvertito l’Autorità Giudiziaria”, conclude Ghedini. 

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