Le cifre delle tonnellate di prodotti alimentari raccolti nell’ultima Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, oltre all’attività quotidiana di recupero delle eccedenze perché non diventino spreco, ci dicono che l’attività della rete Banco alimentare è ormai consolidata come una presenza stabile di grande efficacia nel coordinare e utilizzare al meglio le risorse, sempre più scarse, a favore di migliaia di strutture caritative che accolgono le persone più deboli, che altrimenti sono solo in parte tutelate dal settore pubblico istituzionale. La rete Banco alimentare si conferma in questo senso come un soggetto centrale di un welfare moderno capace di attivare non solamente i soggetti istituzionali, che pure sono indispensabili, ma valorizzare le risorse disponibili a favore di chi ha realmente bisogno, e il bisogno – occorre non dimenticarlo –  non è una categoria di mercato se non è accompagnata da un reddito.



Non va dimenticato che uno degli aspetti di questa crisi è che il risparmio disponibile per le famiglie e la loro capacità di far fronte a imprevisti si è sensibilmente attenuato così di conseguenza anche la capacità di avere un tenore di vita alimentare dignitoso e stabile come si conviene a un paese civile come il nostro.



È a questa sfida di civiltà a cui la rete Banco alimentare continua ormai da anni a dare una risposta efficace sia a livello micro che ormai a livello macro. Allo stesso tempo dimostra con straordinaria chiarezza cosa significhi sussidiarietà e come questa possa essere declinata al meglio e senza alcuna sovrapposizione con un intervento pubblico che pure rimane necessario. Non va poi dimenticato che tutto questo si aggiunge a un contesto internazionale che rimane molto instabile e volatile.

Nel corso degli ultimi anni la crisi mondiale dei paesi avanzati ha aumentato la pressione sulla domanda di beni alimentari e il loro prezzo in termini reali sui mercati mondiali è aumentato in misura considerevole. Questo ha una implicazione anche per i paesi avanzati, di grande rilevanza. La quota di consumi alimentari rispetto ai consumi totali e al reddito disponibile è aumentata non solo in conseguenza di maggior consumi, ma anche perché il prezzo è aumentato.



In altri termini il consumo alimentare di chi è più povero ha un prezzo di mercato maggiore rispetto alle persone con maggior potere di contrattazione. Questo perché il paniere dei consumi alimentari è comunque un paniere  più limitato e che maggiormente risente della fluttuazione dei prezzi. 

L’inflazione di chi ha bassi redditi è in modo stabile da anni maggiore di chi ha alti redditi. Questo ha creato un cuneo che nessuno osserva ma che accentua ulteriormente le difficoltà alimentari, come dimostra l’aumento elevato di strutture di accoglienza e assistenza come le mense per i più poveri. La questione alimentare in Europa rappresenta uno dei più delicati banchi di prova dell’esistenza di una autentica solidarietà europea, affermando la quale − solamente − si può dare uno sbocco reale alla crisi in corso.