Sette arresti, un indagato e il sequestro dei rifornimenti destinati all’Ilva e del prodotto finito giacente sulle banchine del porto di Taranto: quanto deciso oggi dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sul caso Ilva comporterà la chiusura dell’impianto. E’ la stessa azienda tarantina a comunicare che “ottempererà” all’ordine ma che questo “comporterà in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto”. La chiusura dell’area a freddo, che potrebbe avvenire già dal turno di stasera, riguarderebbe oltre 5000 lavoratori cui si aggiungerebbero a cascata, in pochi giorni, i lavoratori di Genova, Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica. Lo fa sapere il segretario Fim Cisl Marco Bentivogli. Una ulteriore conferma arriva invece dal segretario della Fiom Cgil di Taranto, Donato Stefanelli: “L’azienda – ha detto – sta comunicando in questo momento che da stasera fermano gli impianti di tutta l’area a freddo. Noi invitiamo invece i lavoratori che devono finire il turno a rimanere al loro posto e a quelli che montando domani mattina di presentarsi regolarmente”. Questa mattina gli uomini della Guardia di Finanza hanno eseguito una nuova raffica di arresti nell’ambito delle due inchieste riguardanti l’Ilva: sono sette le ordinanze di custodia cautelare, tre in carcere e quattro ai domiciliari, che coinvolgono sia i dirigenti del’azienda ma anche alcuni pubblici accusati di associazione per delinquere, concussione e concorso in disastro ambientale. Tra le misure cautelari spuntano i nomi di Fabio Riva, vicepresidente del gruppo Riva, Luigi Capogrosso, ex direttore del siderurgico di Taranto e Michele Conserva, ex assessore all’Ambiente della Provincia di Taranto. Arrestato anche Girolamo Archinà, ex dirigente Ilva per i rapporti istituzionali, mentre anche il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, risulta indagato per “inosservanza delle precedenti disposizioni dell’autorità giudiziaria”. 



“Non ho alcuna intenzione di rinunciare all’incarico di Presidente di Ilva S.p.A., assunto nel luglio scorso – ha detto Ferrante in una nota -. Le contestazioni che mi sono state rivolte dal PM di Taranto appaiono inconsistenti e strumentali. Proseguirò nel mio compito nell’interesse dei tanti lavoratori e dell’Azienda, convinto sempre che è possibile e doveroso coniugare ambiente, salute e lavoro”.

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