Non c’è pace per l’Ilva di Taranto. Dopo la notizia della chiusura che mette a rischio il posto di almeno 20mila lavoratori, in seguito all’arresto di sette persone legate all’azienda e alla decisione di sequestrare, oltre all’area a caldo, anche i prodotti vendibili, oggi si è abbattuta sulla fabbrica anche la natura. Un fulmine e una tromba d’aria hanno colpito l’impianto, provocando un black out totale. E’ stata colpita una torre di 80 metri, e si sono riversati a terra quintali di cemento. Oltretutto, dallo stabilimento si sono levati fuoco e fiamme per almeno 50 metri in altezza. Attualmente, ci sono 24 feriti e un disperso. Si tratta di un gruista che si trovava nello sporgente Ima in cui vengono caricati i materiali proveniente dalle navi e diretti all’Ilva. Una gru è finita in mare per la forza dell’evento climatico, ed è stata trovata due ore più tardi a 20 metri di profondità. Ma dell’operaio non vi era traccia. Dei 24 feriti, 4 sono stati condotti in ospedale per accertamenti, mentre gli altri sono stati medicati presso l’infermeria dell’azienda. Complessivamente, in tutta la Puglia, i feriti sarebbero 39. La tromba d’aria ha seriamente danneggiato il porto, specialmente il terzo e il quarto sporgente. Oltre alla gru sono cadute due cabine di comando, una delle quali sopra il ponte di nave ormeggiata. Nel frattempo, il governo sta studiando un decreto, che potrebbe già essere emanato domani che consentirebbe all’azienda di proseguire l’attività per due anni. Il provvedimento consentirebbe una proroga dell’Aia di 24 mesi, e la possibilità di operare a prescindere dalle disposizione del sequestro. Alle 15, domani, a Palazzo Chigi il premier Monti e i ministri dello Sviluppo Economico (Passera), dell’Ambiente (Clini), del Lavoro (Fornero) e della Salute (Balduzzi) incontreranno i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, i quelli dell’azienda e degli enti locali. «Non è un decreto “salva Ilva”», ha intanto fatto sapere il ministro Clini. Noi vogliamo creare le condizioni per cui le prescrizioni ambientali e la tutela della salute contenute nell’Aia rilasciata il 26 ottobre e il piano di interventi predisposto dall’Ilva vengano attuati. Vogliamo che il risanamento ambientale parta subito e sia rapido come abbiamo previsto».
Contestualmente, benché sia confermato lo sciopero, i sindacati e i lavoratori, a causa dell’evidente impossibilità causata dal maltempo, hanno deciso di rinviare le manifestazioni che erano previste per domani, a Taranto.