“Il Governo italiano ha depositato presso la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo, quale giudice di seconda istanza, la domanda per il riesame” nei confronti della sentenza Costa-Pavan sulla legge 40. E’ quanto si apprende da un comunicato della presidenza del Consiglio, dopo che il tribunale Ue ha dato torto allo Stato italiano in primo grado. Una coppia portatrice sana di fibrosi cistica aveva presentato ricorso contro la parte della norma sulla fecondazione assistita in cui si vieta la diagnosi preimpianto per conoscere quali dei tre feti siano sani e quindi selezionare quali impiantare nell’utero. Ilsussidiario.net ha intervistato l’onorevole del Pdl, Eugenia Roccella.



Che cosa ne pensa della domanda di riesame presentata dal governo di fronte alla Grande Camera?

Da un punto di vista giuridico era un atto dovuto. Non è mai successo che in seguito a una sentenza della Corte dei diritti dell’uomo sfavorevole allo Stato italiano, quest’ultimo non ricorresse, cioè che un governo non difendesse le leggi dello Stato. Ciò vale a maggior ragione contro una sentenza con dei profili così discutibili da un punto di vista anche solo procedurale, e in cui tra l’altro si chiede un risarcimento. Quindi se il governo avesse deciso di non ricorrere, c’era anche la possibilità di un danno erariale.



Si rischia anche si creare un precedente?

Sì, concedere un risarcimento a una coppia che non aveva avuto accesso alla procreazione assistita, vuol dire che tutte le coppie che per legge ne sono state escluse a quel punto possono chiedere un risarcimento. Ciò apre la strada a un grande problema da tutti i punti di vista. Sia istituzionale, cioè in quanto un governo che non difende le leggi del suo Parlamento, sia economico, per il danno erariale, sia politico, perché un esecutivo tecnico finirebbe per decidere la modifica di una legge votata dal Parlamento. Questo la dice lunga su quello che potrebbe succedere nella prossima legislatura, con un governo che potrebbe fare a polpette il rispetto delle istituzioni.



In che senso?

Nel caso possibile che gli elettori scelgano un governo di sinistra Vendola-Bersani, devono anche sapere che non solo sui temi etici ci sono posizioni molto chiare, ma soprattutto che si è disposti a non rispettare le istituzioni pur di raggiungere lo scopo. Bersani ha dichiarato che era disposto a modificare la legge 40 non difendendo il Parlamento, le leggi e lo Stato italiano di fronte alla Corte europea, invece di ridiscutere la norma di fronte alle due camere come prevede la Costituzione.

Per Livia Turco, il governo avrebbe scelto “in modo clandestino di fare ricorso” senza prima discuterne in Parlamento …

Se la Turco voleva che il governo ne discutesse in parlamento, bastava presentare un’interrogazione o un question time. Ma il governo non è tenuto a spiegare al Parlamento perché difende le leggi dello Stato, il problema è il contrario: se decidesse di non difenderle sarebbe sorprendente e allora sì che dovrebbe dare una spiegazione. E’ assurdo che la Turco chieda perché il governo difende le leggi italiane in sede europea, è tipico di una sinistra che non rispetta le istituzioni e le rovescia a proprio uso e consumo.

 

Che cosa ne pensa invece del merito della sentenza della Corte europea?

 

Il Paese si è già espresso su questo con un referendum, se avesse voluto modificare quella legge avrebbe avuto la possibilità di farlo. Neanche la Consulta ha deciso di modificare l’aspetto relativo alla diagnosi preimpianto, nonostante i diversi ricorsi che sono stati presentati. Non è stato fatto perché evidentemente nell’opinione pubblica c’è sensibilità sulla questione di merito, che è relativa alla selezione genetica.

 

Che cosa c’entra la diagnosi preimpianto con la selezione genetica?

 

Quest’ultima non c’è solo quando si scelgono il colore degli occhi o dei capelli del nascituro, ma tutte le volte che si viola un principio basilare, e cioè il fatto che nessuno può essere selezionato in base al suo patrimonio genetico in qualunque modo ciò avvenga. Questa è eugenetica, e quindi rappresenta una questione di estrema delicatezza, perché l’Europa ha molto da farsi perdonare su questo piano. Non c’è stata solo l’eugenetica nazista, ma anche quella social-democratica nei Paesi del Nord per un lungo periodo del Dopoguerra. Bisogna quindi stare molto attenti e interrogarsi sulla questione dell’eugenetica. Per questo dico che se si vuole modificare questo fatto bisogna coinvolgere il Parlamento e aprire una discussione.

 

(Pietro Vernizzi)