La Corte Costituzionale spagnola ci ha messo sette anni, ma alla fine ha respinto il ricorso del Partito popolare contro la legge che autorizza i matrimoni gay. Questo sulla base che tale legge rientra nella concezione di matrimonio del testo costituzionale, non è cioè contro la Costituzione spagnola. Qualcosa, spiega a Ilsussidiario.net Alberto Gambino, docente di Diritto privato e di Diritto civile, che in Italia non potrebbe succedere mai perché “la nostra carta costituzionale, seppur non citando espressamente che il matrimonio si debba fare esclusivamente fra uomo e donna, rinvia all’ordinamento civile dove invece ci sono espressioni chiarissime come quelle di marito e moglie di sesso diverso. Questo evidentemente non accade nella Costituzione spagnola”. Rimane il fatto, spiega Gambino, che anche le Costituzioni possono essere interpretate e che “anche le Corti risentono sempre di una cultura e di un retaggio in parte ideologico dei suoi componenti. E quando le carte costituzionali lasciano dei margini interpretativi, come nel caso di quella spagnola, può prevalere sul momento una interpretazione che sembra più al passo coi tempi”. C’è però un problema di democrazia e Gambino cita il recente caso dei referendum americani sui matrimoni gay in concomitanza con il voto presidenziale.
La Corte Costituzionale spagnola ha respinto, dopo sette anni, il ricorso contro la legge che approva i matrimoni gay, qual è la sua opinione? Ai fini dell’istituto matrimoniale nella Costituzione spagnola non è essenziale la differenza di sesso. Quindi non essendo essenziale questo elemento, se ne deduce che potrebbe essere stipulato il matrimonio fra persone dello stesso sesso.
In Italia invece la Costituzione pone dei limiti precisi. La nostra carta costituzionale, seppur non citando espressamente che il matrimonio si debba fare esclusivamente fra uomo e donna, rinvia all’ordinamento civile dove invece ci sono espressioni chiarissime, come quelle di marito e moglie di sesso diverso. Questo evidentemente non accade nella Costituzione spagnola.
Ha detto che la carta costituzionale rimanda al codice civile, ci spieghi meglio cosa vuol dire e che importanza ha. È bene ricordare che il nostro codice civile storicamente nasce prima della carta costituzionale: infatti è del 1942 mentre la carta è del 1948. Quindi il fatto che la carta costituzionale abbia rinviato alle norme del codice civile si potrebbe dire che le ha costituzionalizzate, ossia è stato ritenuto costituzionale il presupposto dell’articolo 29 della carta costituzionale che cita uomo e donna del nostro codice civile.
Non è immaginabile alcuna interpretazione diversa? No. Cè poi anche il fatto che l’articolo 29 si esprime in termini di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Quindi che qualcuno provi a dire che la società naturale è anche quella che spontaneamente potrebbe nascere da una unione fra due uomini o due donne mi sembra davvero impraticabile. La definizione di società naturale implica anche quella di aspetto biologico, la diversità dei sessi e il poter generare figli, che non è immaginabile generare altrimenti.
E se si cambiasse il codice civile, si cambierebbe automaticamente anche la costituzione? Se si modificasse il codice civile si andrebbe comunque a modificare una norma che andrebbe sempre contro i principi dell’ordine pubblico interno.
Ci spieghi meglio questo punto… È vero che il codice civile è richiamato dalla carta costituzionale per cui si potrebbe dire che nel momento in cui il codice viene modificato anche la carta potrebbe non obiettare nulla sulla modifica. Ma il fatto che sia stato richiamato come presupposto di un istituto costituzionale significa che quella definizione del codice civile è stata condivisa dalla carta costituzionale. Altrimenti si poteva fare come in Spagna dove non hanno fatto alcun richiamo a norme che esistevano prima.
Quindi si può dire che anche il codice civile assume a rango costituzionale… Esatto, quella decisione dà un rango superiore a queste norme del codice civile e aggiungo che il codice civile è un aspetto di questo tema. C’è poi un altro aspetto: se lei legge l’articolo in questione, il 29, non può fare a meno di leggere anche il 30 e il 31.
Che cosa riguardano?
Parlano dei figli. Allora come è immaginabile che nell’articolo 29 ci sia un matrimonio che, per ipotesi, possa essere riferito anche alle coppie dello stesso sesso e poi ci siano, nell’ambito dello stesso titolo, articoli dove si parla di figli? Figli che sono collegati a quella società naturale richiamata nell’articolo 29. Sarebbe una interpretazione che andrebbe contro tutte le disposizioni. Laddove fosse anche approvata una legge a favore dei matrimoni dello stesso sesso, sarebbe comunque incostituzionale.
Perché allora il Partito popolare spagnolo ha fatto ricorso? Si può supporre che la Corte costituzionale abbia volutamente interpretato a suo piacimento la costituzione? Ricordiamoci che le corti risentono sempre anche di una cultura e di un retaggio in parte ideologico dei suoi componenti. E quando le carte costituzionali lasciano dei margini interpretativi, come penso sia il caso di quella spagnola, al momento può prevalere una interpretazione che sembra più al passo coi tempi. Poi fra qualche anno magari si rivelerà non così al passo coi tempi, perché molti studi stanno dimostrando che le nozze fra persone dello stesso sesso, soprattutto se sono l’anticamera dell’adozione, generano danni nei confronti della stessa figliolanza adottiva, quindi contrastano con i bisogni e i diritti delle persone più deboli, che sono sempre i figli. In Italia tutto questo non dovrebbe succedere perché la nostra costituzione è meno interpretabile, proprio perché negli articoli 30 e 31 si richiama il valore della famiglia collegata ai figli e non c’è dubbio che si parli di figli naturali; si tutelano anche i diritti dei figli nati fuori del matrimonio, ma sempre naturali.
In queste ultime ore anche la Francia ha dato il via libero ai matrimoni gay. L’Italia quindi è destinata a rimanere un’isola di resistenza? Non vorrei che ci spaventassimo, c’è piuttosto un problema di tenuta delle democrazie. Questi fatti sono più espressioni di élite culturali con capacità attrattiva sull’opinione pubblica nel propagare tendenze che non sono davvero rappresentative dell’intero popolo.
Ci spieghi meglio questo passaggio…
Facciamo l’esempio di quanto avvenuto adesso negli Stati Uniti. Che si siano svolti i referendum che hanno aperto alle nozze gay nello stesso giorno che si è votato per le presidenziali è stato un modo strumentale per far passare questi referendum.
In che senso? Si è utilizzato in modo strumentale un voto popolare al presidente degli Stati Uniti, un voto complessivo verso una persona utilizzato però in modo surrettizio, perché Obama si era espresso a favore dei matrimoni gay e quindi tutta una area che votava per lui ha messo la crocetta anche su quei referendum. Non è corretto perché questi referendum meritavano un voto distaccato. Per questo ho detto che è un problema di democrazia. Quando abbiamo dei grandi ripetitori carismatici, come può esserlo Obama, e poi guarda caso si vota anche su quei referendum, non so quanto quel voto sia un’espressione democratica. In parte è successa una cosa analoga anche in Spagna: arrivano a coprire cariche importanti rappresentanti di quelle élite che non rappresentano i valori di un popolo.