3.686.942: una cifra impressionante, se pensiamo che si tratta del numero di indigenti assistiti nel nostro Paese nel 2012. Tanto più se si considera l’incremento esponenziale dal 2010, quando erano 2.763.379. Lo strumento principale per far fronte alle loro esigenze è stato il Piano di distribuzione degli alimenti agli indigenti 2012, di cui il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, ha presentato, il 6 novembre, la relazione messa a punto dall’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea). E’ lo stesso ministro a spiegarci  quali prospettive si prefigurano per gli indigenti italiani alla luce del fatto che il piano, promosso dalla Comunità europea, terminerà nel 2013.



Quali sono gli elementi emersi dalla relazione che ritiene più significativi?

La relazione realizzata dall’Agenzia per le Erogazioni in agricoltura (AGEA) sul “Piano di aiuti alimentari agli indigenti 2012” è preziosa sotto molteplici aspetti. Innanzitutto, ci dà una fotografia della situazione degli indigenti assistiti nel nostro Paese, mettendo in luce purtroppo una realtà in incremento negli ultimi due anni. Il numero complessivo è infatti aumentato rispetto al 2010 passando da 2.763.379 fino ad arrivare a 3.686.942 nel 2012. Inoltre la relazione dà una lettura Regione per Regione, dando modo di verificare i cambiamenti che ci sono stati anche a livello territoriale e rileva le diverse fasce della popolazione che fanno ricorso agli aiuti alimentari, compresi i bambini dai 0 ai 5 anni e gli anziani over 65 che costituiscono il 24% degli indigenti assistiti. Si tratta di una situazione drammatica ed in questo contesto assume ancora maggiore rilievo il lavoro che è stato fatto dal Ministero delle politiche tramite Agea e gli enti caritatevoli. Solo nel 2012 sono stati infatti realizzati quasi 126 milioni di interventi alimentari, per la stragrande maggioranza pacchi alimentari in grado di coprire più pasti. Il programma comunitario è un esempio davvero importante di come si possa intervenire nella società attraverso una efficace collaborazione tra pubblico, privato e no profit, insomma di sussidiarietà.



Nella realizzazione del Piano si è potuta scorgere la collaborazione tra pubblico e non-profit?

Abbiamo intensificato i rapporti con le organizzazioni caritative sia per facilitare l’informatizzazione delle procedure che per rilevare le esigenze specifiche degli indigenti assistiti. A questo scopo nei mesi scorsi abbiamo tenuto diversi incontri con i rappresentanti degli enti e, tra i principali risultati raggiunti, c’è senza dubbio l’introduzione di nuovi prodotti, grazie alla segnalazione delle organizzazioni. Siamo riusciti quindi a soddisfare i bisogni che sono stati rilevati. Per bambini e  anziani abbiamo infatti distribuito alimenti specifici, come per esempio la pastina e i biscotti solubili. Inoltre, sempre per rispondere alle esigenze registrate dagli enti, sono stati introdotti alimenti nuovi come la polpa di pomodoro e i legumi in scatola. Un altro risultato di questa collaborazione è legato alla scelta di distribuire gli interventi attraverso i pacchi alimentari piuttosto che in forma di pasti, proprio per andare incontro alle necessità dei “nuovi poveri”, ovvero pensionati, disoccupati recenti e famiglie con figli piccoli.



Il Piano ha termine nel 2013. Che prospettive si prefigurano per i prossimi anni?

La prosecuzione del Piano allo stato attuale dovrebbe terminare alla fine del 2013. Il nostro obiettivo è ovviamente che prosegua e quindi ci muoveremo per negoziare a Bruxelles con lo scopo di salvare il programma. Nel caso in cui l’Europa deciderà di non mantenere in piedi il programma, siamo pronti a far partire uno strumento nazionale per sopperire alla mancanza di risorse comunitarie: con il decreto Sviluppo abbiamo infatti istituito un Fondo nazionale per gli aiuti alimentari agli indigenti. In quel caso, faremo partire la macchina per proseguire con gli aiuti, attivando risorse nazionali e interventi privati.

Un piano analogo potrebbe essere messo a rischio dall’assenza di risorse?

Fino al 2014 continueremo con il programma comunitario. In seguito, come abbiamo già detto, le norme predisposte potranno essere rese immediatamente operative, agendo anche sul fronte della riduzione degli sprechi alimentari e in particolare attraverso il recupero delle eccedenze ancora perfettamente utilizzabili. Mi riferisco ad esempio a quelle derrate che vengono scartate dalle industrie e dalla grande distribuzione a causa per esempio di problemi legati al packaging.

Quali modalità innovative di sostegno all’indigenza crede che l’Europa possa adottare o sostenere?
Resto convinto del fatto che la migliore soluzione sia la prosecuzione del programma attuale che ha confermato la sua efficacia ed è per questa ragione che continueremo a lavorare in questa direzione, perché è davvero troppo importante riuscire a dare assistenza ed aiuto alle persone che ne hanno più bisogno. Dobbiamo cercare di fare in modo che la nostra società sia inclusiva e sappia accogliere chi si trova in difficoltà.

 

(Paolo Nessi)