Il settimanale francese Charlie Hebdo torna a far parlare di sé con una nuova, dissacrante vignetta satirica. A finire nel mirino non è più il mondo islamico, come accaduto pochi mesi fa, ma la Chiesa cattolica che si oppone al matrimonio e all’adozione per le coppie omosessuali. Infatti, a seguito delle critiche giunte dall’arcivescovo di Parigi André Vingt-Trois riguardo il progetto di legge approvato il 7 novembre dal governo francese, Charlie Hebdo titola il numero in uscita “Vingt-Trois ha tre papà”, presentando al pubblico un’immagine raffigurante Dio, Gesù e lo Spirito Santo che poco lascia all’immaginazione. La vignetta, ancor prima di uscire in edicola, ha scatenato numerose reazioni sui social network e forti critiche il più delle volte indignate da parte degli utenti. I giornalisti del settimanale satirico, già in passato protagonisti per essersi presi gioco dell’integralismo islamico, si difendono da ogni attacco rivendicando una libertà d’espressione che, secondo il direttore della rivista, “non è provocazione”. Eppure, come spiegha anche Massimo Introvigne a IlSussidiario.net, è proprio sul concetto di libertà d’espressione che è quanto mai opportuno riflettere.
In che modo bisognerebbe approfondire tale tema?
Bisogna innanzitutto chiedersi fino a che punto si deve essere pazienti e tollerare il fatto che siamo occidentali e che per questo tuteliamo la libertà d’espressione in un modo totalmente diverso dalla cultura musulmana, dove invece questa non è affatto contemplata. Sarà dunque inevitabile rilanciare un serio dibattito sui limiti stessi di questo principio.
In che modo?
Da una parte è necessario preservare tutto il tesoro della nostra esperienza giuridica che proviene fin dall’antica Roma, in cui i poeti potevano scrivere di satira e sbeffeggiare anche lo stesso imperatore. Questo è dunque un lascito della nostra civiltà giuridica greco-romana e poi cristiana che dobbiamo assolutamente tutelare: non possiamo diventare musulmani, perché non lo siamo, quindi un primo pilastro su cui deve camminare qualunque ragionamento è quello secondo cui nella nostra tradizione esiste la libertà d’espressione, ovviamente anche in modi che possono in qualche modo turbarci.
Dunque libertà di espressione illimitata?
No. La libertà d’espressione non può essere senza limiti e questi debbono rispondere essenzialmente a due parametri: innanzitutto devono essere uguali per tutti, aspetto che a mio giudizio è il più carente perché si ha spesso l’impressione che alcune cosiddette minoranze siano più tutelate rispetto ai cattolici. Nella società pluralista non esistono più maggioranze ma solo minoranze, come lo sono certi cattolici praticanti, gli ebrei, i musulmani, gli omosessuali, quindi bisogna che tutte queste minoranze siano protette allo stesso modo.
E allora cosa bisogna fare?
Occorre che su queste basi si apra un dibattito sui limiti, che ciascuno dei difensori della libertà d’espressione deve riconoscere. Tali limiti devono essere cercati tutti insieme, ma è appunto opportuno trovarli partendo dalla base che devono essere uguali per tutti e non, come dicevo, per certe “minoranze” che invece non esistono. In molti credono che un certo tipo di satira debba essere più tollerata perché rivolta contro una “maggioranza”, ma non è affatto così.
Cosa può dirci invece delle diverse reazioni musulmane?
Nella tradizione giuridica islamica non esiste la libertà d’espressione, dunque è ovvio che le loro reazioni siano decisamente più violente. Noi non ci comportiamo allo stesso modo perché, come detto in precedenza, proveniamo da una tradizione che invece considera la libertà d’espressione come un tesoro importante che va assolutamente tutelato. Detto questo, non ci si deve però fermare, perché questa nostra caratteristica non deve per questo essere oggetto di offese e attacchi.
Quindi?
Proprio per questo è necessario aprire un dibattito serio e fondamentale sui limiti che la libertà d’espressione deve comunque avere. Se non si ragiona in questo modo si va inevitabilmente contro un altro principio fondamentale della nostra società giuridica, quello dell’uguaglianza di fronte alla legge, principio che in altre società non esiste.
Come dovrebbe reagire allora il mondo cristiano?
In tutto il mondo si stanno organizzando Commisioni episcopali per la libertà religiosa, perché è di violazioni di questo tipo che stiamo parlando. In Germania alcune vignette su Benedetto XVI in passato sono state punite attraverso vie legali, quindi non bisogna più aver paura di scendere in campo con vigore.
(Claudio Perlini)