Si riapre la discussione sulla legge 40 e ancora una volta è il tribunale civile, quello di Firenze, a rimandarla all’esame della Consulta. Nel caso in questione si tratta del ricorso di una coppia affetta da patologia genetica che ha rifiutato l’impianto di embrioni malati o non testabili. La richiesta del tribunale alla Consulta prende in esame due divieti della legge 40, il primo quello all’impossibilità di utilizzare embrioni cosiddetti soprannumerari o malati, il secondo il divieto di revocare il consenso informato (che secondo la legge fino al momento della fecondazione è comunque sempre revocabile). Secondo il neurofarmacologo Angelo Vescovi, studioso di cellule staminali, contattato da Ilsussidiario.net, “il caso in questione fa pensare che si sia trattato di un caso premeditato per attaccare la legge 40. C’è una ipocrisia di fondo da parte di chi ha firmato quel consenso perché non poteva non sapere cosa stesse facendo”. 



Nuovo ricorso di un tribunale alla Consulta per cambiare la legge 40. Che ne pensa?

Penso che se basta il tribunale civile per rovesciare una legge di Stato, allora non esiste nulla che abbia un punto di riferimento.

Uno dei punti del ricorso riguarda gli embrioni detti soprannumerari o abbandonati.

Teniamo conto innanzitutto che per lungo tempo in Italia tutto questo settore era completamente deregolamentato. Il primo problema degli embrioni congelati o soprannumerari è che questo tipo di embrione è di difficile utilizzo per coloro che fanno ricerca sull’embrione umano. Si pone dunque un problema di tipo tecnico. Ma il vero problema di questi embrioni è  che non dovevano esserci.



In che senso?

Sono il frutto di un mercato distorto, perché di mercato si è trattato, in quelle fasi senza regolamentazione legislativa in cui venivano  prodotti più embrioni del necessario: chi fa queste cose è perché è tecnologicamente poco avanzato, come lo eravamo noi in passato. C’è poi l’aspetto di carattere etico: stiamo parlando di esseri umani perché questo sono, e nessuno è mai stato in grado di dimostrare che non è così; mentre io con la logica e la fisica classica lo posso dichiarare e dimostrare. Esistono comunque oggi tecnologie che permettono di non utilizzare questi embrioni evitando queste problematiche. Detto questo, considerando che questi embrioni non vanno distrutti, si era pensato di poterli utilizzare; ma c’è un vincolo.



Quale vincolo?

Se noi permettiamo di utilizzare embrioni sovrannumerari e però non mettiamo un vincolo alla loro produzione, è pura ipocrisia. Si dice: sono sovranummerari, comunque non sopravviveranno, allora utilizziamoli. Intanto però continuiamo a produrli: questo è inaccettabile. Doveva esserci un blocco della produzione, che però gli stessi proponenti di queste cause, come quella del tribunale di Firenze, rifiutano. Ricordiamoci che da un punto di vista etico stiamo parlando di esseri umani. Questo è dimostrato e dunque soprannumerari o no, sono esseri umani. Fermo restando che da un punto di vista tecnico siamo quasi tutti convinti che la loro utilità sia piuttosto scarsa.

I sostenitori del loro utilizzo parlano dell’Italia come possibile più grande banca del mondo di embrioni abbandonati. 

Rifiuto il concetto di embrione abbandonato: il fatto che un embrione abbia dei genitori o meno non aliena il suo diritto a poter vivere. Da un punta di vista logico è pura stupidaggine. 

 

Ma se io da un embrione prelievo delle cellule e lo lascio intatto, posso farlo?

 

La legge 40 vieta qualunque forma di manipolazione dell’embrione. Intanto non esiste una tecnica per far questo; e poi lei non avrà mai la garanzia che l’embrione rimanga intatto, e a questo punto la legge lo vieta.

 

Perché si parla invece di embrioni malati?

 

Perché siamo alla sagra dell’invenzioni. Si deve piuttosto parlare di embrioni con malattie genetiche o potenzialmente con malattie genetiche perché provenienti da coppie con alterazioni genetiche, non c’è altra definizione.  

 

La coppia in questione ha presentato ricorso perché colpita da patologia genetica e ha rifiutato l’impianto di embrioni definiti malati o non testabili, chiedendo fossero destinati alla ricerca. 

 

Se la coppia produce embrioni esattamente come in un normale concepimento, lei può avere o embrioni sani o embrioni malati. Siccome la legge 40 impedisce di valutare quali sono gli embrioni sani e quali gli embrioni malati con dei test genetici preimpianto, lei li deve impiantare tutti. La coppia ha rifiutato di farsi fare l’impianto perché sarebbe stato come concepire naturalmente.

 

Viene criticata però la irrevocabilità del consenso prevista dalla legge.

 

Questo perché stiamo tramutando questa società in una società completamente deresponsabilizziata. L’atto della procreazione è l’atto in assoluto che richiede il massimo senso di responsabilità nei confronti di se stessi ma anche del nascituro. Nel momento in cui io liberamente decido di produrre delle vite umane, perché questo sono gli embrioni, vere vite umane, il consenso all’impianto lo faccio in maniera deliberata. A quel punto però c’è un’ipocrisia di fondo da parte di chi ha firmato quel consenso.

 

Quale?

 

All’atto della firma di quel consenso si sapeva che la produzione di embrioni avrebbe portato alla produzione di embrioni sia sani che malati. Questo è un dato di fatto. Chi ha agito sapeva che cosa faceva in quel momento. Se poi ritira il consenso e pone la causa di fronte alla corte, vuol dire che è un atto premeditato.

 

Cosa intende?

La coppia ha prodotto gli embrioni sapendo che non li avrebbe impiantati, per poi fare causa e dire: non vogliamo gli embrioni impiantati. Facendo così ha creato un problema anche deontologico per il medico. Dicendo in pratica: mi costringete, vedete come siete incivili, siete voi i colpevoli, a impiantarmi degli embrioni malati. No: nessuno vi ha costretto, lo sapevate voi che li avete fatti. E’ chiaro che tu che hai in mano degli embrioni sani e malati non puoi costringere la donna, però questo è proprio il problema relativo alla legge 40, rispetta il diritto a non impiantare embrioni malati. Tutto questo dimostra come si considera l’atto della procreazione, come un totale diritto che dà accesso a qualunque forma di manipolazione prescindendo dal diritto del nascituro. Questo è inaccettabile.

 

Si crea una popolazione deresponsabilizzata ma si mira anche alla selezione genetica. E’ d’accordo?

 

Certo. Non hanno dato il consenso all’impianto; e noi ci troviamo con altri embrioni in sovrannumero – primo problema. A questo punto forzano, dicendo mi dovete fare la selezione genetica. Non è evidentemente possibile che non lo sapessero all’inizio. Hanno cercato di “forzare il blocco”. Il problema vero è che a coppie con patologie genetiche non si possono impiantare embrioni malati, perché poi succede che se la diagnosi prenatale mostra che il nascituro ha dei problemi, questo viene abortito, come succede quasi sempre.  Si pone un grande problema di cosa sia la responsabilità individuale della progenie. Ma purtroppo è ormai passato un messaggio di liberismo totale della gravidanza, un diritto – ammesso che sia anche un dovere – a qualunque costo, anche se questo significa distruggere la vita umana creandola apposta.