E alla fine è arrivato. Con tocco leggero, quasi esitante, Benedetto XVI ha proiettato nella comunità virtuale più popolosa del mondo la sua benedizione. Il tablet al principio si è mostrato persino riottoso, costringendo il povero Ratzinger ad inforcare gli occhiali per centrare il touch-screen e inviare il suo primo tweet. “Cari amici, è con gioia che mi unisco a voi via Twitter. Grazie per la vostra generosa risposta. Vi benedico tutti di cuore.” Anche meno di 140 caratteri. 124 per la precisione. Non male per il primo cinguettio, anche se basico, quasi di educata presentazione.
Al termine dell’udienza generale, con qualche migliaio di fedeli plaudenti Ratzinger ha compiuto il rito che lo consacra star dei social network almeno a giudicare dai numeri galoppanti di followers, prima delle 12 già oltre la quota “milione”. I suoi account in 7 lingue sono i più cliccati della giornata e non c’è leader religioso che tenga. @Pontifex è un successo comunicativo, nulla da dire, chapeau alla task-force di esperti, vaticani e non, che hanno progettato, approntato e fatto sbarcare in rete il Papa twitteriano. Conciso, preparato, organizzato, per nulla virtuale. Perché se il mezzo è totalmente estraneo al vecchio professore che scrive ancora a matita libri e omelie, i contenuti no. Sono tutti ratzingeriani. O basterebbe dire profondamente, inevitabilmente, completamente cristiani. La prima domanda arrivata da uno dei cinque continenti, una della tre da meritare i tweets del pontefice, chiedeva come vivere al meglio l’Anno della fede. “Dialoga con Gesù nella preghiera, ascolta Gesù che ti parla nel Vangelo, incontra Gesù presente in chi ha bisogno”. 114 caratteri. La sintesi è virtù tedesca, si sa. Ma non c’è dentro tutto l’essenziale di una bella e piena vita di fede?
Non meno granitico il terzo cinguettio che spiegava come vivere la fede di Cristo in un mondo senza speranza. “Con la certezza che chi crede non è mai solo. Dio è la roccia sicura su cui costruire la vita e il suo amore è sempre fedele.” E così via di seguito con un Papa che ci ha preso gusto, “sorpreso ed entusiasta” dell’accoglienza riservatagli dalla comunità di Twitter, pronto a condensare altre verità evangeliche, poi prontamente ritweetate da altrettanti solerti e devoti followers. Una dinamica già vista, ma sbaglia chi crede di poter liquidare il tutto come l’ennesima trovata mediatica. Benedetto XVI è entrato nel mondo dei social network non perché ne ha subito il contagio, ma per necessità apostolica.
Altra frasetta molto importante, non stretta nei confini imposti dall’account: “l’Avvento ci ricorda, sempre di nuovo, che Dio non si è tolto dal mondo, non è assente, non ci ha abbandonato a noi stessi, ma ci viene incontro in diversi modi, che noi dobbiamo imparare a discernere”. Il Papa l’ha pronunciata questa mattina proprio prima di concludere la sua catechesi, come sempre lezione perfetta di fede, con un invito particolare: “E anche noi siamo chiamati ogni giorno a scorgere e a testimoniare questa presenza nel mondo spesso superficiale e distratto e a far risplendere nella nostra vita la luce che ha illuminato la grotta di Betlemme.” Decisamente più di 140 caratteri, ma non è incredibilmente calzante?