Approvando la relazione sui diritti fondamentali per il 2010 e il 2011, l’Unione Europea ha invitato gli Stati membri a non limitare l’accesso all’aborto e a riconoscere le unioni omosessuali. Nel testo del Parlamento di Strasburgo si “esprime preoccupazione per le recenti restrizioni all’accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva in alcuni Stati membri, con particolare riferimento all’aborto sicuro e legale e all’educazione sessuale”. Preoccupazione anche “per i tagli ai finanziamenti per la pianificazione familiare”. Si ritiene inoltre auspicabile che anche i gay abbiano “accesso a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio”. Ilsussidiario.net ha intervistato Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto all’Università Tor Vergata di Roma.
Professor D’Agostino, quali saranno le conseguenze per l’Italia della relazione dell’Unione Europea?
Le risoluzioni del Parlamento Ue non hanno un carattere vincolante e quindi da questo punto di vista non produrranno effetti in quanto tali nel nostro ordinamento, a meno che siano le nostre camere a intervenire con apposite leggi. Il vero problema però è che queste risoluzioni sono attivate, programmate e realizzate in base a specifiche ideologie di carattere libertario che sono ampiamente rappresentate nel Parlamento Ue e che anzi sono palesemente in maggioranza. Ciò è un pessimo servizio che i deputati di Strasburgo fanno all’Europa, perché l’unica possibilità affinché l’Ue possa consolidarsi è quella di assumere un atteggiamento di profondo rispetto nei confronti dei temi etici e della diversa sensibilità all’interno dei singoli Paesi.
Per quale motivo un’Ue in crisi pretende di dettare legge ai singoli Stati sui temi etici?
Il tentativo di creare omologazioni su questi temi, oltre a essere particolarmente goffo, è soprattutto tale da fare allontanare dall’Europa il sentimento di molte persone. Queste ultime spesso hanno simpatia per l’Europa dal punto di vista della tradizione storica, delle sue radici europee, della sua capacità di garantire la pace nel continente. Ma nello stesso tempo la vedono con sospetto quando le sue istituzioni appaiono caratterizzate da indicazioni ideologiche che non appartengono alla tradizione europea. Non dimentichiamoci che la liberalizzazione dell’aborto e il riconoscimento delle unioni gay sono un fatto degli ultimi decenni. Chi vuole fare il male dell’Europa continuerà a portare avanti queste istanze. Coloro invece che sono sinceri europeisti assumeranno un atteggiamento più autenticamente rispettoso non solo dei Parlamenti nazionali, ma delle tradizioni dei singoli popoli europei.
Come si spiega che la raccomandazione sull’aborto sia stata approvata con 415 sì e 169 no?
Molti parlamentari Ue non sono stati eletti per queste posizioni radicali su aborto e unioni gay, ma come rappresentanti di posizioni che di per sé non toccano temi etici ma sono relativi alla politica economica. Le campagne elettorali per il Parlamento Ue non sono state dominate in passato dal riferimento al tema dei diritti eticamente sensibili. Certamente indicazioni di questo tipo dovrebbero indurre coloro che organizzeranno le prossime campagne elettorali per il Parlamento Ue a far capire all’elettorato quali sono alcune poste in gioco. Un’opinione pubblica prudente sui temi etici può avere numeri più significativi di quelli che si sono visti giovedì nell’aula di Strasburgo.
Ciò è vero anche in Italia?
Per le imminenti elezioni politiche in Italia, si stanno realizzando aggregazioni che mettono tra parentesi i temi etici. Sui temi etici l’onorevole Fini ha sempre assunto posizioni molto aperte e assolutamente non convergenti con quelle dell’onorevole Casini e dell’Udc, mentre sembra che adesso intendano presentare un’alleanza elettorale. L’unica spiegazione è che se davvero ci sarà un cartello tra Fini, Casini e Montezemolo, questo sarà possibile soltanto mettendo tra parentesi i temi etici. Altrimenti il disaccordo in materia dovrebbe essere palese e almeno uno di loro dovrebbe fare marcia indietro rispetto a posizioni espresse in passato. L’elettorato a volte non è informato adeguatamente della posta in gioco, e certi temi scottanti sono intenzionalmente messi in sordina.
Nel momento in cui anche Casini va con Fini, chi rimarrà nel prossimo Parlamento italiano a difendere i valori non negoziabili?
Molto dipenderà dalla campagna elettorale. Se a un certo punto Fini, pur mantenendo in modo legittimo le sue valutazioni sui temi etici, dovesse dichiarare che non è una priorità il fatto di aprire il matrimonio o riconoscere le convivenze omosessuali, ciò acquisterebbe una certa valenza per l’elettorato. Stiamo fronteggiando dinamiche in movimento e vediamo che di anno in anno le posizioni si modificano. Il premier inglese David Cameron si è dichiarato a favore ai matrimoni gay in chiesa, abbiamo dovuto prendere atto che per quanto un uomo politico possa dichiararsi conservatore, su questi temi è omologabile al più progressista dei progressisti.
(Pietro Vernizzi)