Finalmente qualche decreto attuativo di questo governo comincia a diventare norma, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti stabilisce dal 27 dicembre una modifica importante del codice della strada, equiparando un animale ferito a una persona, con tanto di sirene e lampeggianti per le ambulanze veterinarie che recuperino la bestiola asfaltata dalla sbadataggine o dall’eccesso di velocità. Felici la Lav e l’Enpa, felici anche noi, che a Natale possiamo sentirci un po’ più buoni, felici i politici, che qualcosa anche a fine legislatura possono dimostrare di aver fatto. Sulla sostanza, niente da dire: sussiste l’obbligo ovvio di fermarsi, pena il reato di mancato soccorso, per aver investito un essere umano, ma sussiste il medesimo obbligo per essere andati a sbattere contro un lampione, per assumersi le dovute responsabilità, ci mancherebbe che dobbiamo preferire gli arredi urbani a un cane o a un gatto. Da soccorrere senz’altro, e lo direbbe il buon senso, senza bisogno di norme. Da salvare facendo il possibile, dopo aver chiamato i servizi sanitari addetti. Che poi sia consentito anche ai privati cittadini passare col rosso, suonare il clacson per correre al pronto soccorso veterinario, forse è un’esagerazione. Bisognerebbe trovarcisi, col bimbo in macchina che singhiozza perché ha raccolto un esserino esanime ai bordi della strada. Chi non farebbe gimcane oltre ogni limite per salvargli la vita? Personalmente, ho attraversato mondi per far fare un’iniezione di antibiotico a un criceto. Mi pare però, ad onta di sembrare al solito cinici e insensibili, che questa equiparazione passo dopo passo dell’uomo agli animali sia di fatto un abbassamento della considerazione dell’uomo, una sua riduzione ad essere vivente qualsiasi, senza sottilizzare sulle differenze. Quante volte l’abbiamo detto sospirando, alla vista di impellicciate signore con impellicciati cagnolini, snaturati e viziati, coccolati con prelibatezze e mattane, quanto sarebbe stato più utile vederle impegnate ad aiutare un bambino povero, un barbone senza casa. Quante volte l’abbiamo pensato, che gli animali sopperiscono alla nostra solitudine, ma anche alla nostra incapacità a guardare gli uomini e il loro bisogno, fino ad essere idolatrati, fono a non essere più animali, a scapito della loro stessa libertà e istinto. Ma che le guardie zoofile abbiano lo stesso carattere di carabinieri e polizia, non è troppo?
E poi, di che animali parliamo? Siamo certi di usare la stessa sensibilità per un randagio o per un montone, per una lepre o un cinghiale? E forse che un topolino o un piccione spiaccicato per strada non sono animali? O valgono meno, soffrono meno? In un mondo ideale, mi inchinerei davanti alla più piccola delle creature, pur riconoscendo che non è una persona. In un mondo reale, credo sia giusto stabilire delle priorità. La priorità è che le ambulanze corrano veloci per gli uomini, senza essere bloccate agli ingorghi. Che le forze dell’ordine, ben equipaggiate e in numero adeguato, garantiscano la sicurezza e il soccorso ai tanti incidentati delle nostre strade da Far West. Che i governi quando hanno poco tempo e poche possibilità, assicurino norme a difesa di chi in questo inverno muore di freddo, di chi marcisce nelle carceri, di chi viene picchiato in case addobbate per le feste dal proprio sposo, dal proprio padre…