Senza voler emettere inutili sentenze apocalittiche, è certo che il crollo delle due palazzine l’altra sera a Palermo è un segnale da tenere in doverosa considerazione. Via Bagolino, nel quartiere di Montepellegrino, a pochi passi dal mare, è una zona a edificazione povera. Una sequenza di case senza molte rifiniture e rese ancor più disomogenee tra di loro da piccoli e grandi interventi abusivi intervenuti via via. Uno di questi interventi abusivi è probabilmente stata la copertura di un terrazzo con relativo rialzo di un piano del numero 47 di via Bagolino. Gli inquilini, preoccupati da segnali di cedimenti, hanno chiamato i pompieri: un intervento che ha evitato che il bilancio dei morti fosse molto più grave di quel che oggi piangiamo.



Ma il caso di via Bagolino deve far riflettere su un dato che non riguarda solo Palermo, anche se colpisce soprattutto le città del Sud: è quello dell’abusivismo edilizio che come ha documentato una ricerca di Legambiente presentata nei giorni scorsi, non sembra affatto sentire la crisi. Nel 2011, secondo l’organizzazione di Ermete Realacci, gli interventi edilizi fuorilegge sarebbero stati 25.800, tra edifici ex novo e aumenti significativi di volumetria. In percentuale fanno il 13,4% delle nuove costruzioni. I comuni stanno cercando di cautelarsi emettendo un numero sempre crescente di ordinanze di demolizione, ma poi le possibilità che l’ordinanza venga seguita dai fatti sono minime: tra 2000 e 2011 è accaduto nel 10,6% dei casi. Ma la percentuale scende nelle città dove il numero delle ordinanze è maggiore: a Napoli sono il 4%.



A Palermo siamo addirittura al palo: nessuna delle 1943 ordinanze emesse è diventata esecutiva. Questo non è soltanto causa di amministrazioni pubbliche inefficienti: condizioni sociali di particolare precarietà spesso rendono drammaticamente complicato procedere con le demolizioni. Ed è un dato di cui realisticamente tener conto prima di ingaggiare crociate legalitarie che fanno tanto rumore mediatico ma che eludono la complessità dei nodi da sciogliere. Per quanto riguarda Palermo siamo di fronte ad una grande città, molto impoverita come tante città del Sud, con un reddito medio che è poco più della metà del reddito medio italiano e per di più con una popolazione che, a differenza di qualche decennio fa, tende a un invecchiamento medio progressivo. 



In un contesto sociale di questo tipo, in un contesto che fa sempre più fatica a creare ricchezza, pensare che dietro il fenomeno dell’abusivismo ci sia una regia di affari illegali, è un po’ anacronistico. L’abusivismo a volte è una scappatoia di sopravvivenza, e non c’è molto da ironizzare (come invece fa il pur importante documento di Legambiente) sui “bisognosi” che ogni volta trovano appoggi nel palazzo o in chiesa. I “bisognosi” sono una realtà non un’invenzione, e a loro non si possono dare risposte solo in linea di principio.

Detto questo c’è anche un altro aspetto da tenere in conto: ed è la grave inefficienza amministrativa che certamente aggrava i problemi sociali che colpiscono realtà come quella di Palermo. Il Rapporto di Legambiente svela un dato davvero sconcertante: delle oltre 60mila domande di condono tra 1985 e 2003, solo 5.827 risultano ammesse, 973 sono state respinte, mentre ben 53.727 sono ancora in attesa di un parere. È chiaro che un’inadempienza di queste proporzioni si trasforma in una legittimazione di un’anarchia edilizia che infesta poi tutto il tessuto urbano. E vedere l’abbruttimento a volte drammatico che sta trasformando la fisionomia di città meravigliose, come sono quasi tutte le città storiche italiane, è un fatto che riempie di grandissima tristezza. Cosa lasciamo a chi verrà dopo di noi?