Imu e Chiesa italiana, problematica che si trascina ormai da tempo tanto da essere passata al giudizio della Commissione europea. La quale dopo discussione ha approvato quanto già prevede la normativa italiana al proposito: esenzione dunque per tutte le attività che non siano a carattere economico. Ma la Commissione di Bruxelles ha sottolineato anche un altro aspetto: l’Ici, il precedente regolamento di tassazione immobili, per quanto riguarda la Chiesa è da considerarsi illegale e dunque non potrà essere chiesto alcun pagamento retroattivo. Il motivo? E’ “oggettivamente impossibile quantificare” quanto sarebbe il pagamento stesso. Vengono dunque considerate incompatibili le precedenti esenzioni Ici alle attività non commerciali ma il governo italiano non potrà recuperare quanto concesso tra il 2006 e il 2011. Nel dettaglio: “il precedente sistema italiano di esenzioni all’Ici concesse a entità non commerciali per scopi specifici tra il 2006 e il 2011 era incompatibile con le regole Ue sugli aiuti di stato”. Aiuti considerati illegali. Nel 2010 la Commissione europea aveva infatti aperto una indagine sul caso ma le normative ora adottate, viene detto, non implicano aiuti di Stato “dal momento che le esenzioni si applicheranno solo agli immobili dove sono condotte attività non economiche”. Indagine chiusa dunque. Joaquim Almunia commissario Ue alla Concorrenza ha voluto però sottolineare un aspetto: nell’ordinamento di regime fiscale italiano le entità considerate no profit rivestono un ruolo sociale ma qualora queste entità operassero sullo stesso mercato di altri soggetti commerciali, gli enti no profit devono essere sottoposti al controllo in quanto potrebbero fare concorrenza con il beneficio di vantaggi non dovuti. Grazie alle nuove norme dell’Imu però, ha detto, questo non succederà. A questo punto nessun recupero di soldi per attività che la Ue definisce illegali, quelle del passato, perché è impossibile determinare quale parte degli immobili fosse destinata ad attività non economiche e quale invece sì.
La Commissione europea ha dunque chiuso la procedura di infrazione aperta nei confronti dello Stato italiano. Al momento non si registrano commenti da parte di esponenti della Chiesa a questo proposito.