Risponde al cellulare trafelato con un “Mamma mia non smette di suonare”. Don Luigi Vegini, parroco di Romito Magra, nel comune di Arcola, è assediato dai cronisti. Vogliono sapere della sua “singolare” proposta di offrirsi come prigioniero in cambio di Andrea Calevo, il giovane imprenditore trentunenne prelevato con forza da casa, domenica sera, da un gruppo di uomini armati che dopo aver prelevato soldi e gioielli dalla cassaforte se lo sono portato via. Una scena che si è svolta davanti agli occhi della madre sessantacinquenne che ha raccontato per filo e per segno ciò che è avvenuto nella villa di Lerici. Don Luigi Vegini, non Paolo come molti erroneamente hanno scritto, ha la voce rotta dall’ansia ma che con grande disponibilità risponde anche a noi de IlSussidiario.net e, forse per l’agitazione, anticipa le domande e inizia a parlare. Le parole si accavallano un po’ ma il concetto è chiaro: “Avrò ricevuto mille telefonate- dice il parroco- mi dica cosa vuole sapere: tutti i giornalisti che mi stanno tempestando di chiamate in queste ore, vogliono conoscere i motivi del mio gesto. Io rispondo a tutti ciò che, in cuor mio, ho pensato quando ho detto di prendere me al posto di Andrea: Dio mi ha dato tantissimo e, dopo aver solo ricevuto, ora è arrivato per me il momento di dare. E’ molto semplice. Tutto qua anche se, altro che storie! Con certa gente non si scherza! Speriamo lo liberino al più presto e torni a casa”. “Lo dico per i familiari che sono preoccupatissimi- continua il prete- la mamma è molto in ansia e anche il paese lo vuole riabbracciare. Tutti gli vogliono bene”. Un gesto per tenere alta l’attenzione su un caso che sta angosciando un’intera zona? “No, non l’ho fatto per questo….Queste persone, avranno una coscienza o un cuore? Lo lascino libero e prendano me al suo posto: è un ragazzo così giovane con alle spalle una famiglia che è davvero in ansia per la sua sorte. Voglio bene a tutti i miei parrocchiani e un buon padre farebbe lo stesso con i suoi figli. Suo padre non lo farebbe con lei? Io sono sicuro di sì”. Un gesto di pancia per Don Luigi che non conosceva personalmente Andrea, ma il papà: “No, non conosco il ragazzo.
Conosco meglio la mamma e il papà. Ho bazzicato in ditta quando ancora Andrea non ne faceva parte, perchè il papà Nestore, mi ha dato una grossa mano per i lavori di rifacimento della chiesa e della canonica- spiega Don Luigi- L’ho conosciuto anche abbastanza bene perchè oltre a parlare di lavoro, abbiamo chiacchierato da uomo a uomo”. Per il parroco, i Calevo sono una famiglia onesta e generosa: “Se ci sono dei problemi si possono risolvere- si fa scappare Don Vegini- Non è certo in questa maniera che vi si trova soluzione”. Dunque, l’ipotesi di uno sgarbo personale? “Non ne ho idea- aggiunge- Oggi ho parlato con la mamma e non ci sono motivi di vendetta. Anzi. Aiutano molti extracomunitari offrendo loro lavoro. Inoltre hanno aiutato molte persone, me compreso, dilazionando i pagamenti dei lavori. Sono ottime persone che non hanno mai fatto pressione per i pagamenti.”. La Dda assicura che il gruppo Calevo & Figlio è solido, i conti sono in ordine, anche se non più floridi come in passato, ma in azienda non ci sono debiti. “Se ci fosse dell’altro io non saprei davvero- conclude Don Luigi che si congeda con la richiesta di una preghiera: “Lo dico a tutti quelli che mi chiamano: per favore, pregate tanto perchè Andrea torni dai suoi genitori sano e salvo”. Il sacerdote ha anche organizzato una veglia di preghiera per Andrea Calevo che si terrà questa sera a Romito. Intanto, gli inquirenti confermano che non sarebbe arrivata alcuna richiesta di riscatto per la liberazione dell’imprenditore. Sta dunque perdendo quota la pista del sequestro a scopo di estorsione.