Ignazio La Russa lo aveva anticipato nella giornata di ieri: “Ho inviato al presidente Napolitano una lettera da avvocato che sta difendendo un imputato, in cui gli espongo le ragioni per cui sarebbe opportuno concedere la grazia a Sallusti. Napolitano mi ha fatto sapere che la sta esaminando con grande attenzione. E io confido molto nella sua sensibilità”. Oggi è arrivata invece la conferma: il Ministro della Giustizia Paola Severino ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano la domanda di grazia presentata in favore del direttore de Il Giornale da La Russa. In una nota pubblicata sul sito del ministero si legge che “il ministro Guardasigilli ha immediatamente disposto la necessaria attività istruttoria, nell’ambito della quale dovranno essere acquisiti i pareri della Procura generale di Milano e del magistrato di Sorveglianza”. Non appena ultimata l’istruttoria, recita ancora il comunicato, “il ministro Severino invierà al Presidente della Repubblica il fascicolo per le determinazioni di sua esclusiva competenza ai sensi dell’art. 87 della Costituzione per l’esercizio del potere di clemenza, così come precisato dalla sentenza 200/2006 della Corte Costituzionale”. Una simile iniziativa era stata messa in campo anche dal  deputato del Pdl, Luca d’Alessandro, che ieri aveva consegnato al Quirinale una lettera sottoscritta attualmente da 328 tra deputati, senatori ed eurodeputati appartenenti a sei diversi gruppi parlamentari. Nella missiva si chiede al presidente della Repubblica di concedere la grazia ad Alessandro Sallusti. “L’iniziativa promossa da d’Alessandro, con primo firmatario il segretario del Pdl, Angelino Alfano, – si legge nel comunicato – ha ottenuto l’adesione di oltre un terzo del Parlamento italiano e, al di là delle singole valutazioni personali sulla vicenda, ha lo scopo di appellarsi alla saggezza del Capo dello Stato per risolvere una questione che nessuna delle parti in causa è stata in grado di dirimere”. Ricordiamo che Sallusti è stato recentemente assolto dal giudice Gaetano La Rocca dall’accusa di evasione “perché il fatto non sussiste”: il giornalista era infatti accusato di aver lasciato i domiciliari dove stava scontando la condanna per diffamazione a 14 mesi di carcere. 



In attesa di vedere a cosa porterà la domanda di grazia, il direttore del Giornale dovrà continuare a scontare la detenzione ai domiciliari presso la casa della compagna Daniela Santanchè.

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