In Francia il presidente onorario del Comitato di bioetica, il noto professor Didier Sicard, a capo della commissione incaricata di valutare l’introduzione di “un’assistenza medicalizzata per concludere dignitosamente la vita” ha espresso il suo parere negativo al presidente francese François Hollande su un disegno di legge – in approvazione al Parlamento francese – che il capo dell’Eliseo aveva inserito nel programma elettorale. La commissione Sicard, dunque, “non raccomanda di adottare nuove disposizioni legislative urgenti sulle situazioni di fine vita”. Hollande, che ha ascoltato per un’ora le ragioni esposte da Sicard nel suo fascicolo, ha detto che intende proseguire in direzione esattamente contraria. Su questo tema abbiamo chiesto per Ilsussidiario.net un commento a Paolo Sorbi, professore di Sociologia generale nell’Università europea di Roma.
Perché questa strenua difesa, quasi testarda, da parte di Hollande della legge sull’eutanasia?
Oggi l’Internazionale socialista (il partito di riferimento di Francois Hollande, ndr) è uno dei centri della cultura nichilistica o anche radical-liberale. Non inganni la parola liberale. I socialdemocratici hanno elaborato una visione antropologica fortemente schizofrenica. Da una parte parlano di solidarietà e relazionalità, il che è condivisibile, ma dall’altra hanno una visione ultraindividualistico-borghese della persona umana. Quindi all’interno del partito vige una fortissima contraddizione che non permette, anche a livello di politiche economiche, di poter esprimere la giusta carica anti-capitalista. Questa visione errata del genere uomo e del genere donna porta i rappresentanti del Partito socialista ad essere culturalmente precari.
Perchè una legge sull’eutanasia può essere considerata più pericolosa, come l’ha definita il professor Sicard, che rivoluzionaria, come ci vogliono far intendere Hollande e il suo esecutivo?
C’è una contraddizione fra proposta dei diritti civili radical-nichilisti, tipica di tutti i socialisti europei, e le giuste proposte di politica economica. C’è una scissione fra pensiero e azione. Questo in parte, riguarda anche il Partito Democratico italiano.
Ci spieghi meglio.
Considero Pierluigi Bersani un buon leader ma, purtroppo, anche in Italia devono fare molta autocritica, sebbene fortunatamente la situazione in Italia sia migliore rispetto alla Francia. Nel Pd sono presenti componenti umanistiche, fra cui alcuni singoli, come lo stesso Bersani o Stefano Fassina i quali non sono d’accordo con altre componenti presenti nel partito che ricalcano il modello liberal-borghese-individualistico della Francia. Questi sono errori che risalgono allo scioglimento del Pci, agli episodi della Bolognina e dovuti all’avere, come si dice, “buttato il bambino con l’acqua sporca”.
Che significa?
I componenti del Pd ispirati da una tradizione più di sinistra hanno, giustamente, eliminato la questione del comunismo ma hanno fatto emergere, come diceva Augusto Del Noce, la componente liberista presente nel marxismo. Il partito non sarà mai capace di governare se non supererà questa antinomia.
Lei pensa che possano essere gli estremi perché episodi come quello francese possano accadere anche in Italia?
Mi auguro di no e penso sia molto improbabile. Ci sono alcune componenti interne alla sinistra che sono assolutamente contrarie e che non sono le ultime della classe. Poi c’è l’intero centro che si batte da anni contro una proposta di legge sulla fine della vita. E, non da ultima, la Conferenza episcopale italiana, che è molto più potente di quella francese. No, in Italia non siamo in una situazione drammatica come in Francia.
In che senso drammatica?
Oltralpe è in atto una scristianizzazione potentissima. Parlano i dati statistici: In Francia c’è il 5% di pratica religiosa mentre nel nostro Paese ci attestiamo al 30. In ogni caso, il problema non è solo francese ma dell’intera Europa socialdemocratica.