E’ stato sospeso dalla sua formazione politica, il Partito Indipendente inglese, Geoffrey Clarck, il candidato che sul suo sito aperto per la campagna elettorale ha suggerito alle madri che portano in grembo un feto affetto dalla sindrome di Down o malato di spina bifida, di abortire “perchè costituiscono un peso per lo Stato e per la famiglia”. A nulla sono valse le “scuse” del candidato che giustificava la sua frase dicendo che “tali madri sarebbero state un peso per il Servizio Sanitario Nazionale”. “In sé, non è una notizia che merita particolare attenzione- dice Francesco D’Agostino, professore di Filosofia del diritto all’Università Tor Vergata di Roma, interpellato da IlSussidiario.net- perchè anche in Italia si praticano comunemente aborti cosiddetti “terapeutici”, quando si viene a scoprire che il feto ha questi tipi di patologie. Non è un fatto che non si conosca o non si pratichi. Pur non conoscendo il contesto inglese, penso che purtroppo, a tanti anni dalla legalizzazione dell’aborto, non ci sia davvero alcun bisogno che qualcuno si spinga a lanciare appelli del genere”. D’Agostino va a fondo nella questione e giudica scorretta la categoria cosiddetta di “aborto terapeutico” “E’ sbagliata da un punto di vista semantico perchè serve a “coprire” casi di questo tipo. E ahimè, qualsiasi ipotesi di restrizione delle possibilità di ricorrere all’aborto legale o revisione della legge, non toccherebbe casi come questi. Sono quelli che l’opinione pubblica accetta con minore difficoltà”. E’, amaramente, una questione di cifre. “In Italia ci sono 147mila aborti l’anno e nel 90% si tratta di feti perfettamente sani- continua D’Agostino- Se dobbiamo, quindi, porci un forte problema bioetico, dovremmo farlo anche per quelli sani che vengono fatti abortire in tutta tranquillità quando la donna la rifiuta per motivi legati a disagi psichici o fisici”. “In Europa, l’accettazione psico-sociologica dell’aborto è ormai radicata: l’idea abortista è talmente penetrata nell’opinione comune che ha spazzato il dibattito ed è impossibile ipotizzare, almeno in tempi brevi, che si facciano passi indietro. Potrebbe avvenire come è accaduto in Polonia che la precedente legge sull’aborto molto permissiva, venga sostituita da una più restrittiva ma, mediamente anche le leggi più restrittive non pongono limiti all’aborto terapeutico”. 



E’, quindi, improbabile che si riaccenda un dibattito su una pratica di “aborto terapeutico”? . “Purtroppo sì, fino a quando non ci sarà una cultura della vita, ormai perduta. Fino a quando non ci sarà un progresso straordinario nelle terapie- prosegue D’Agostino- Si potrebbe limitare questa pratica per ragioni economiche oppure per alcune patologie materne molto lievi che, potrebbero avere qualche rischio in più per la gravidanza e che potrebbero essere adeguatamente monitorate. Ecco, in quei casi sarebbe possibile limitare l’aborto. Però, credo che l’aborto terapeutico sia ormai un fatto certo”. La disinformazione e l’ignoranza sono spesso le peggiori barriere da abbattere: “Per ciò che riguarda i bambini affetti da sindrome di Down, è un argomento noto da anni, sono amatissimi dai loro genitori. Addirittura, circa trent’anni fa, uscì un libro su questo tema dal titolo “I figli più amati” da cui già da allora emergeva questo dato- spiega D’Agostino- Queste persone, se adeguatamente guidate, possono anche svolgere piccoli lavori che danno un senso alla loro quotidianità e a quella dei familiari che gli stanno accanto. Per quanto riguarda, invece, i bambini portatori di spina bifida possono, da adulti, laurearsi e avere ottime possibilità di impiego. Occorre, però, informare le madri che per la spina bifida ci sono possibilità terapeutiche: le donne dovrebbero essere a conoscenza di molti argomenti prima di compiere una scelta abortiva, soprattutto, se non più giovanissime. L’aborto potrebbe mettere fine a qualsiasi speranza di poter avere un altro figlio. Il giudizio abortivo dovrebbe essere sempre meditato”.

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