Quel fuorionda provocò un terremoto. Riassumiamo: il consigliere regionale grillino, Giovanni Favia, stava serenamente passeggiando per gli studi della trasmissione Piazza pulita con il giornalista Gaetano Pecoraro, ignaro di essere ripreso dalle telecamere. Si era lasciato andare, quindi, a qualche confidenza di troppo. Aveva sparato a zero sul suo partito, denunciando l’assoluta mancanza di democrazia interna e lo strapotere di Gianroberto Casaleggio. Ebbene, quel giornalista è ora indagato per violazione della privacy dalla Procura di Bologna. Andrea Aztori i fuorionda li trasmette di mestiere e il suo blog ad essi dedicato, andreaatzori.blogspot.it, riscuote grande successo. Abbiamo parlato con lui del caso Favia.
Tanto per cominciare, c’è un po’ di confusione: che cos’è, precisamente, un fuorionda?
Viene definito tale il segnale di servizio impiegato dalle televisioni attraverso il satellite. Solitamente, lo si utilizzata durante la fase di preparazione di un programma che sta per andare in diretta. Ma che, in quel momento, pur avvalendosi del segnale satellitare, non è, appunto, “in onda”.
Però è egualmente, visibile
Esatto. Ci sono decine di migliaia di persone in tutto il mondo, tra cui il sottoscritto, chiamati “cacciatori di fuorionda” che vanno alla ricerca di quelli più interessanti.
Avete apparecchiature particolari?
E’ sufficiente una banale parabola e un ricevitore satellitare.
Non ci vogliono codici, password, o particolari strumenti per la decriptazione?
No, questi segnali sono liberi, visibili gratuitamente, in chiaro, ed equiparabili a qualunque altro canale. Senza alcuna codifica, salvo alcuni casi particolari in cui la rete televisiva decide di criptarlo. E’ sbagliato, quindi, anche parlare di intercettazione.
Si tratta di una pratica legale?Assolutamente. Tanto più che, normalmente, chi partecipa ai programmi sa bene che, anche quando non sono in diretta, le telecamere stanno riprendendo. E, non di rado, finisce in trasmissioni satiriche come Striscia la notizia. Ove il fuorionda viene, in qualche misura, tutelato dal diritto alla satira.
Normalmente, i fuorionda vengono utilizzati sono per finalità di questo genere?
Ovviamente no: se ne fa uso anche con obiettivi seri, come quelli perseguiti dai programmi d’inchiesta come Report dove, invece, prevale la tutela del diritto all’informazione. E’ esperienza comune, del resto, ricordare almeno qualche fuorionda di politici che, poco prima dei dibattiti, avevano inavvertitamente svelato dei retroscena di evidente interesse pubblico.
Nel caso di Favia, quindi, a cosa siamo di fronte?
La definizione di fuorionda riguardo al caso di Favia, alla luce di quanto detto, è impropria. Non è stato un fuorionda, quanto una registrazione fraudolenta. E’ pur vero che il giornalista, registrando quanto detto dal consigliere grillino, non solo non ha mentito, ma ha anche informato il pubblico su una vicenda di interesse generale. E indubbio, infatti, che la regolamentazione interna del partito di Grillo sia tale e le sue sorti riguardano tutti i cittadini. Il parere di Favia, che è oltretutto un personaggio pubblico, era quindi meritevole di essere conosciuto.
Eppure, il giornalista, nel momento in cui fa un’intervista, dovrebbe dichiararlo apertamente
Ha, indubbiamente, il dovere di presentarsi esplicitamente come tale. Tuttavia, vi sono dei casi particolari in cui il contenuto di cui viene a conoscenza ha rilevanza pubblica. E spetta a lui valutare se renderlo noto o meno.
(Paolo Nessi)