Il complotto per uccidere il Papa? “Uno scoop riuscito male” secondo Lucio Brunelli, vaticanista del Tg2, contattato da IlSussidiario.it, quello che Il Fatto Quotidiano ha sparato in apertura dell’edizione di oggi, anticipandolo ieri sera durante la trasmissione Servizio Pubblico. “Non solo il cardinale Romeo non parla mai di un complotto in quel documento” ci dice Brunelli “ma è ridicola la lettura che fa Il Fatto quando dice che il documento è stato scritto in tedesco perché lo potesse capire solo il Papa. Si può credere che in Vaticano solo il Papa conosca il tedesco? In realtà – abbiamo appreso – l’appunto è scritto in tedesco perché a redigerlo è stato un amico tedesco del cardinale Castrillòn”. Per Brunelli la vera domanda da porsi alla luce di queste e altre recenti ‘rivelazioni’ è un’altra: “Chi è la talpa all’interno del Vaticano che fa uscire certi documenti e perché lo fa”.
Brunelli, sembra che il documento riportato dal Fatto sia autentico.
Certamente, il documento è autentico. Si tratta di un appunto riservato che il cardinale Castrillòn ha inviato al Papa tramite la segreteria di Stato poche settimane fa.
Qual è la sua opinione su questo documento e ritiene giusto che sia stato pubblicato?
C’è una evidente forzatura giornalistica nel modo in cui Il Fatto ha riportato la notizia. Leggendo il documento infatti si vede che lo stesso cardinale Romeo in realtà non parla mai di un complotto per uccidere il Papa. Si sarebbe piuttosto lasciato andare a considerazioni, decisamente poco opportune, sulle aspettative di vita del Papa: massimo un anno ancora di vita…
Mentre invece Il Fatto si concentra sul complotto per uccidere il Papa.
Il presunto complotto sarebbe una deduzione dei misteriosi interlocutori cinesi. Ciò che resta sono delle chiacchiere, chiacchiere curiali, di un cardinale che forse per accreditarsi con i suoi interlocutori fa vedere di saperla lunga; riferisce di dissapori fra il papa e il cardinale Bertone; attribuisce addirittura a Benedetto XVI l’intenzione di ‘scegliere’ il suo successore, anzi di averlo già individuato. Si tratta di chiacchiere riferite di terza o quarta mano. Questo colloquio viene riferito al cardinale Castrillòn da un amico tedesco che non era presente, e che a sua volta avrebbe ricevuto queste notizie non direttamente dal cardinale Romeo ma da qualcuno dei suoi non identificati interlocutori. Insomma, molti, troppi passaggi…
Oltre al complotto si parla anche di questa sorta di triade al potere, composta dallo stesso Romeo, dal cardinale Scola e dal Papa, della sua successione e di contrasti con il segretario di Stato Bertone.
Ancora chiacchiere, appunto. Questa triade appare cosa molto fantasiosa. Credo si possa dubitare anche del fatto che il Papa abbia ‘scelto’ il suo successore; i papi non sono scelti dai predecessori ma eletti a scrutinio segreto dai cardinali riuniti in conclave. Anche a riguardo del cardinale Bertone, non è un mistero che sia poco stimato da alcuni alti ecclesiastici, fuori e dentro il Vaticano; resta il fatto che Benedetto XVI gli ha confermato più volte la sua fiducia. Rimane in piedi una domanda, anche alla luce di recenti e ormai frequentissime fughe di notizie dal Vaticano: chi è questa talpa e perché fa uscire questi documenti riservati.
Lei che impressione si è fatto?
Non ho informazioni particolari. Se non quella di uno scontro in atto fra diverse ‘lobbies’ curiali. Scontro che utilizza i giornali e le tv come ‘buche delle lettere’ per scambiarsi colpi su colpi. Un tale spregiudicato utilizzo della stampa per fare filtrare documenti riservati denota una assoluta mancanza di senso di responsabilità e direi, anche di amore sincero per la Chiesa.
Il tono usato da Il Fatto è quello del tipo: facciamo uscire questo documento per il bene della Chiesa e dei fedeli, ma sembra quasi che l’effetto che si voglia ottenere sia il contrario.
Non giudico le intenzioni. E non mi sento di demonizzare la stampa. Le responsabilità più gravi sono degli ecclesiastici implicati in questo gioco. Questi fatti rendono ancora più drammaticamente vere le parole del Papa sull’esigenza di una purificazione della Chiesa dalla ‘sporcizia’ che si è depositata sulle vesti della sposa di Cristo. La crisi della Chiesa in occidente, ha ripetuto più volte il Papa negli ultimi tempi, è crisi di fede. Bisogna ripartire da lì, semplicemente.