Naufragio del Costa Concordia. E’ il momento del dolore più grosso: il corpo della piccola Dayana, una bimba di soli 5 anni, è stato ritrovato oggi dai sub intenti a individuare i passeggeri ancora dispersi dopo il naufragio dello scorso 13 gennaio. La vittima più piccola della tragedia dell’Isola del Giglio è stata ritrovata insieme ad altri tre corpi. Sono stati ritrovati all’interno del ponte 4, un corridoio che serviva come punto di ritrovo per i passeggeri che dovevano abbandonare la nave. Invece vista la situazione si trasformò in una sorta di pozzo in cui le povere persone tra cui la bambina trovarono la morte per annegamento. Il ritrovamento dei corpi non significa però che è già stato possibile riportarli in superficie: occorreranno infatti adesso diversi giorni per riuscire nell’impresa data la difficoltà di raggiungere il ponte 4. La scoperta è stata fatta grazie a uno screening della zona dell’imbarcazione dopo le testimonianze die passeggeri che hanno indicato il punto che serviva da ritrovo per abbandonare la nave. Dayana Arlotti, 5 anni, era in crociera con il padre anche lui scomparso quel giorno. Adesso il numero dei morti ufficiali sale a ventuno: i dispersi invece sono ancora quindici. Secondo le prime testimonianze successive al naufragio, alcuni passeggeri avevano detto di aver visto la bambina aggirarsi da sola in quegli attimi concitati dell’abbandono del Costa Concordia. Si era anche detto di aver visto una bimba della sua età aggirarsi in mezzo ai naufraghi sull’isola, ma purtroppo non corrispondeva a verità. Oltre al padre, anche lui disperso, con loro c’era anche la compagna dell’uomo che invece è riuscita a salvarsi. La madre della bimba invece, separata dal marito, Susy Alberti, era a casa sua e ha appreso tutta la terribile vicenda dalle televisioni sin dalla sera del naufragio. Adesso la conferma, che comunque sembrava evidente visto l’alto numero di giorni passati, oltre un mese, della morte di sua figlia. Una tragedia nella tragedia, di un naufragio maledetto di cui ancora si cercano di capire le cause esatte. Unico indagato sulle cause del naufragio è il comandante Schettino, accusato non solo di aver intrapreso una rotta troppo pericolosa per passare vicino all’isola del Giglio, ma anche di non aver coordinato le operazioni di abbandono in modo sufficiente.
Anzi, si sarebbe addirittura allontanato raggiungendo terra molto prima che una numerosa parte di passeggeri potesse farlo. Una cosa assolutamente vietata dai codici marinari, in quanto il comandante deve essere sempre l’ultimo a lasciare la nave in caso di naufragio per assicurarsi che tutti i passeggeri siano riusciti ad allontanarsi.