Il dottor Tiziano Vecchiato è il direttore della Fondazione Zancan, che ha da poco curato il libro “Per carità e per giustizia”, e non pare animato da alcun spirito polemico, in relazione all’annunciate del governo di voler introdurre l’Ici-Imu anche sui locali commerciali della Chiesa e in generale delle organizzazioni no-profit. Lo scopo dell’iniziativa era quella di mettere almeno i puntini sulle “i” di una storia che non pare molto conosciuta. «Guardi che sono pochi, se non pochissimi, anche tra i politici, gli assessori e i sindaci, coloro che sanno che le infermiere sono nate perché un tempo c’erano le suore negli ospedali. Forse rispolverare la memoria a qualcuno è necessario».



Scusi dottor Vecchiato, si potrebbe conoscere l’impatto economico e sociale che hanno le opere della Chiesa sull’economia italiana in generale? Insomma quale peso reale hanno queste opere, anche adesso?

Si può calcolare benissimo e credo che la Cei lo renderà noto molto presto. Io in questo momento sarei in grado di fare delle stime approssimative e non mi sembra corretto. Lasciamolo fare alla Cei, con tutta la sua prudenza e la sua autorevolezza.



Il peso deve comunque essere rilevante.

È per questa ragione che abbiamo fatto questa pubblicazione. Tanto per intenderci, oggi si parla di Welfare, di sicurezza sociale, di sistema sanitario e via dicendo. Posso fare una domanda io? Lo Stato che cosa aveva fatto? Tutto quello che riguarda queste iniziative in Italia era opera della carità cristiana, da secoli. Poi è diventato pubblico. Difendere almeno il copyright era una cosa necessaria. Almeno si impara qualche cosa, anche dal punto di vista storico.

Non sarà solo una questione di difesa del copyright?

Guardi che è necessario. Ma a parte questo, si dovrebbe riconoscere il rendimento sociale di queste opere. Bisognerebbe fare un elenco infinito: suore infermiere, scuole professionali, protezione della giovane, convitti, colonie agricole, mense dei poveri. La lista è veramente lunga. Tutte queste cose sono state fatte con soldi privati da privati. E ancora adesso si fanno, in alcune casi con rette molte basse e con un alto rendimento sociale.



Veniamo al punto, dottor Vecchiato. Se mettono l’Ici anche sugli oratori, oppure su case, appartamenti che alcuni mettono a disposizione di persone bisognose, lei che cosa ne pensa?

Aspettiamo a vedere le norme esattamente. Certo che se si tassano anche opere di carità che hanno un alto rendimento sociale, si può dire che l’ossessione dei bilanci statali stia sfiorando la perversione. Comunque stiamo a vedere e aspettiamo la risposta della Cei. Intanto documentiamo quella che è stata la realtà italiana, la storia italiana. Per fortuna che non si fa pagare l’Ici ai luoghi di culto. Il Duomo è salvo. Mi chiedo, ma perché non fanno pagare l’Ici agli “Uffizi” di Firenze oppure alla Pinacoteca di Brera?

 

(Gianluigi Da Rold)

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