Yara Gambirasio. Un anno dopo – Era il 26 febbraio 2011 quando il corpo di Yara Gambirasio veniva ritrovato in un campo poco distante da dove venne vista viva per l’ultima volta tre mesi prima esatti, il 26 novembre 2010. All’uscita cioè della palestra di Brembate dove la ragazzina di soli 13 anni si era recata. Stava tornando a casa e di lei non si seppe più nulla, fino a quando il 26 febbraio 2011 un uomo che stava provando un modellino di aeromobile vide il corpo in un campo di Chignolo d’Isola. Era il signor Ilario Scotti che da allora non ha più dimenticato quel terribile momento. Racconta infatti che da allora dimenticare è impossibile: dice che aveva scelto quel campo perché isolato in modo da non dare fastidio a nessuno. Erano le 15 e 30 del pomeriggio quando il modellino cade in un punto in mezzo ai rovi e l’uomo si avvicina per raccoglierlo. Lì trova il corpo ormai in stato di avanzata decomposizione. Oggi, un anno dopo, le indagini per scoprire l’assassino brancolano ancora nel buio più completo. Un solo indagato, inizialmente, un marocchino che lavorava nel cantiere dove si concentrarono i primi sospetti e le prime tracce, a cui venne intercettata una telefonata che risultò poi mal tradotta (anche se i dubbi su quanto disse veramente sono sempre rimasti) in cui diceva di aver visto qualcuno uccidere Yara. Poi più niente: solo l’esame di migliaia di dna (14mila in tutto) senza ottenere alcun risultato, se non quello di una ingente spesa di denaro pubblico calcolata in circa un milione di euro. Questo nonostante sugli slip della ragazzina fosse stato trovato un dna che però non è mai stato potuto corrispondere ad alcuno. I sospetti infatti non hanno mai potuto inquadrare che tipo di soggetto abbia rapito Yara: uno sconosciuto preso da raptus improvviso, o un conoscente che le avrebbe offerto un passaggio? Sul corpo della ragazza si troveranno colpi alla testa e al volto, una ferita di taglierino alla gola, ai polsi sulla schiena e su una coscia. Tra l’altro non era ancora morta quando il bruto la lascia nel campo, morirà infatti di stenti e di freddo. Dunque non un assassino professionista, ma uno sprovveduto preso dal panico dopo che lei ha resistito alla violenza sessuale? Nei polmoni di Yara poi si trovano tracce di polvere di cemento, il taglierino era quello di un artigiano e sui suoi vestiti vci sono tracce di iuta che si usa nell’edilizia.
Tutto corrisponderebbe al cantiere vicino alla palestra dove i cani molecolari hanno sempre condotto. Ma c’è un problema: lì lavoravano diversi operai stranieri che tornarono poi a casa loro senza che fosse fatto l’esame del dna. L’assassino potrebbe essere al sicuro in qualche Paese straniero.