Luca Abbà, il manifestante No Tav caduto stamattina da un traliccio in Val di Susa, è in gravissime condizioni. L’uomo, 37 anni, è rimasto fulminato da una scossa mentre protestava contro la recinzione che la polizia stava costruendo per allargare il cantiere della Alta velocità. Trasportato in ospedale, è tenuto in coma farmacologico anche se sembra abbia conservato un accettabile livello di coscienza. Sull’episodio il leader del movimento No Tav Alberto Perino ha espresso un duro commento chiamando in causa i vertici della polizia. Nel corso della giornata alcune centinaia di manifestanti hanno poi bloccato l’autostrada nella zona. IlSussidiario.net ha chiesto un commento sulla vicenda a Vittorio Agnoletto, che proprio sabato scorso aveva partecipato alla più recente manifestazione in Val di Susa contro la Tav. “Indipendentemente dall’episodio” ha detto “su cui si spera sia fatta piena luce, è evidente che la responsabilità di quanto accaduto sia da ricercare nei vertici della polizia”.
Agnoletto, l’episodio tragico di stamattina segna una escalation nelle vicende già molto tese della Val di Susa?
L’episodio di oggi andrà ricostruito e mi auguro che la magistratura riesca a ricostruire esattamente cosa è successo. Però penso che indipendentemente dalla responsabilità materiale concreta non c’è dubbio che la responsabilità sia da ricercare nei vertici della polizia e anche negli input politici ricevuti.
Cosa intende esattamente con queste parole?
Glielo spiego. Sabato c’è stata una manifestazione alla quale ho partecipato con 60mila persone. Una manifestazione colorata, pacifica e serena che ha smentito tutti quelli che avevano previsto incidenti. Era stato infatti creato un clima di allarme e paura cercando di far restare a casa la popolazione.
Il successo pacifico della manifestazione è da attribuire anche alle forze dell’ordine, no?
Non direi. Dopo una prova di così grande dignità e nonostante la repressione e gli arresti delle scorse settimane con diverse persone ancora detenute in carcere, la polizia ha sentito il bisogno di sviluppare una provocazione precisa.
Quale?
Non c’è altro modo di definire quanto accaduto alla stazione di Torino quando i manifestanti stavano tornando a Milano. Una provocazione gratuita e a freddo per rilanciare un clima di provocazione da parte delle forze dell’ordine con un attacco proditorio alle persone che si trovavano in stazione. E poi la provocazione di stamattina, anche questa intimidatoria: non dimentichiamoci che su quei terreni dove è stata messa in atto la recinzione esiste un problema di esproprio. Sono terreni comprati da diverse persone solidali con il movimento. Io stesso ho un metro quadrato acquistato lì.
Dunque?
Dunque da parte dei vertici di polizia è stato fatto di tutto per esacerbare la situazione. Se a questo aggiungiamo le parole di Manganelli che nei giorni scorsi prevedeva inevitabile fatti incresciosi e che metteva in conto che l’incolumità della popolazione della Val di Susa fosse qualcosa che poteva anche non essere tutelata fino in fondo, tutto ci porta a responsabilità nei vertici della polizia. E aggiungo un’altra cosa.
Ci dica.
Forse sarebbe bene anche ragionare sul fatto che ai vertici a livello nazionale e anche a livello torinese con incarichi delicati troviamo funzionari di alto rango che sono stati coinvolti nelle indagini sul G8 e alcuni anche condannati in appello. Queste persone anziché essere rimosse sono state continuamente promosse dal mondo politico con grande successo di carriera. E’ un po’ come dire: proseguite su quella strada applicando quelle logiche. Io non sono per nulla tranquillo. Intervenendo sabato avevo detto: attenzione, con questa dichiarazione di Manganelli qua può succedere di tutto.
Ci troviamo di fronte a un muro contro muro: cosa suggerisce si possa fare per dare uno sbocco a questa situazione?
La cosa più semplice sarebbe mettersi introno a un tavolo e analizzare la necessità o meno dell’opera a prescindere da elementi ideologi e da interessi di parte. A quel punto qualunque persona onesta arriverebbe alla conclusione che l’Alta velocità non è assolutamente utile in quella zona. Si vogliono spendere dai 16 ai 20 miliardi per una tratta di alta velocità che ridurrebbe il tempo di trasporto delle merci da Torino a Lione di 27 minuti. Quando con 800 milioni si potrebbe ristruttura la vecchia linea ferroviaria che oggi è utilizzata al di sotto del 30%.
Da parte del nuovo governo Monti è arrivato qualche segnale di dialogo?
No, siamo di fronte a una totale insensibilità. E la cosa è anche peggio perché non dovendo fare i conti come dovrebbe accadere in qualunque democrazia con il consenso, essendo cioè slegato dal una necessità di ottenere il voto popolare, questo governo è molto rischioso.
Perché?
Perché può decidere di agire in modo fortemente repressivo permettendo ai partiti di nascondersi dietro al governo stesso. Mi riferisco sia al Pdl che al Pd massimi sostenitori di questa operazione. Ritengo molto grave che il governo Monti non abbia mai sentito una necessità di discutere con i rappresentanti della valle.
Ha detto che Pdl e Pd sono i massimi sostenitori dell’operazione No Tav, ma lo sono anche del governo Monti.
Infatti. Ci troviamo davanti a una opera inutile che può essere dannosa per l’ambiente e che è destinata a distribuire grandi contratti ad aziende che fanno riferimento in modo bipartisan al mondo politico. Ci sono interessi puramente economici, ma non certo perché la tav creerebbe nuovi posti di lavoro, ma solo interessi privati.