E’ stata, infine, tratta in salvo e condotta da un peschereccio francese di 90 metri fino all’isola più vicina, la Desroches. A causa di un incendio divampato a bordo, si era ritrovata in avaria in mezzo all’Oceano Indiano, circa 20 miglia a largo dalle isole Seychelles. Ora la Costa Allegra e le 1049 persone a bordo (636 passeggeri e 413 membri di equipaggio) sono del tutto fuori pericolo. E’ stato detto loro di preparare i propri bagagli. Entro domani, infatti, toccheranno terra. Resta da capire quali rischi abbiano, effettivamente, corso e da cosa siano dipesi. “La situazione, apparentemente, era apparsa sin da subito sotto controllo. Del resto, l’incendio era stato domato, mentre la gente era stata inviata nei punti di raccolta”, spiega, raggiunto da ilSussidiario.net, Giovanni Castaldi, consulente marittimo, ed ex comandante di navi petroliere. “Siccome erano rimasti in funzione i generatori di emergenza, mentre i propulsori non funzionavano più, era evidente che si fosse determinato un danneggiamento al quadro elettrico principale”.



Il che è un’eventualità tutt’altro che rara. “Personalmente mi è capitato svariate volte. Sempre incendi di ridotta entità, ovviamente. Altrimenti, non sarei qui a raccontarlo. Ma accade. E sovente”. La dinamica, spiega, in genere è sempre la medesima: “Di solito, a causa delle vibrazioni, si rompe un tubo di alimentazione. Da questo, magari, si irrora uno schizzo di diesel che finisce su un tubo di scarico particolarmente caldo che, a quel punto, prende fuoco”. Si diceva dei rischi reali. “Queste navi – spiega – sono costruite in maniera tale che difficilmente un incendio che si origina in una zona delimitata possa propagarsi in un’altra. I vari settori, oltre a essere suddivisi in compartimenti stagni, sono separati da linee tagliafuoco”. Non solo: “Ci sono, inoltre, sofisticati sistemi di rilevazione dei fumi e meccanismi che consentono di sedare le fiamme. La diffusione di Co2, come in questo caso, è pratica abbastanza comune. Ovviamente, di norma, la zona interessata diventa inagibile. Sia per i danneggiamenti che per la presenza di anidride carbonica irrorata”. 



Resta da capire cosa ne poteva essere di un migliaio di persone in avaria a 20 miglia dalla costa. “Si tratta di mari, quando non c’è il monsone, prevalentemente tranquilli. E, in questo periodo dell’anno, ne soffia ben poco. Resta il fatto che una nave senza propulsione e con solo una fonte energetica di emergenza, ha bisogno di assistenza. Siccome si trova in una località in cui il mondo non è particolarmente avanzato dal punto di vista tecnologico, ed è lontana da porti equipaggiati, occorre, tuttavia, fare il più in fretta possibile. Le precauzioni non sono mai troppe”.

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